Quando c'era Habbo


Il salone di Hogwarts era buio quella notte, illuminato solo dalla luce flebile di alcune candele. Il professore si avvicinò e mi disse:

«Tu sei il prescelto»

«Davvero?» chiesi emozionato per la rivelazione.

«Nn e veroooooo nn ascoltare quel vecchio di bobba con l’alzaimerrr» disse un tipo comparso dal nulla.

«Stai zitto adesso ti segnalo mi ai stancato» rispose il professore adirato.

 

No, questa scena non è presente in nessun libro di Harry Potter. L’ho pescata direttamente dalla mia memoria, al tempo in cui giocavo ad Habbo nelle stanze a tema Harry Potter fantasticando di essere un mago, partecipando alle lezioni e chiacchierando con i miei compagni di casata nei dormitori.

Oppure andavo nelle stanze chiamate _--++La FaMiGlIa CoRlEoNe++--_, vestivo il mio personaggio come un gangster e parlavo come un duro cercando di diventare il braccio destro del capo. Imbarazzante, vero?

Ma c’era un tempo in cui questa era la normalità e Habbo era uno dei “giochi” online più famosi sul web, anche se potremmo definirlo un vero e proprio social network per minorenni. Potevi creare il tuo personaggio e vestirlo, avevi una stanza personale che potevi ammobiliare come volevi e avere perfino degli animali domestici. Potevi andare in giro per le stanza a cercarti un lavoro e se eri abbastanza fortunato potevi perfino ricevere in cambio qualcosa per il lavoro svolto, oppure potevi semplicemente andare in piscina e fare amicizia con gli altri. In sostanza, si faceva Roleplay. Habbo mi faceva sentire come uno dei “grandi”, e mi piaceva. Poi mi hanno bannato e ho mandato tutto al diavolo, ma questa è un'altra storia.

Ma che fine ha fatto Habbo? Ripercorriamo la storia insieme e scopriamo i motivi del suo decadimento.

 

L’inizio di tutto

Tutto partì nel 1999 da un piccolo progetto dei finlandesi Sampo Karjalainen e Aapo Kyrölä intitolato Mobiles Disco, lo stesso nome della band finlandese di un loro amico per cui era stato creato. Era pensata come una chat room virtuale dove i fan della band potevano creare il proprio avatar, chiacchierare e ballare a ritmo delle loro canzoni preferite. Il gioco acquista popolarità e nelle stanze incominciano a comparire anche utenti stranieri.

Dopo Mobiles Disco venne Lumisota, un gioco sulle battaglie a palle di neve. Anche qui gli utenti avevano accesso ad un area simile a un rifugio sciistico per chattare tra di loro prima di entrare in partita. Questi due giochi gettarono le basi per ciò che verrà dopo.




Nel 2000, visto il successo dei due giochi, la Elisa, una compagnia di  Internet Providing, commissiona al duo un gioco incentrato interamente sul socializzare con utenti, ambientato in un grande hotel dove ogni utente avrebbe avuto la sua stanza e la possibilità di visitare aeree comuni per incontrare gli altri ospiti: nasce Hotelli Kultakala. Nel frattempo, Sampo e Aapo fondano la Sulake ed entrano in contatto con l’imprenditrice inglese Dee Edwards, che li convince a far sbarcare il concept dell’Hotel Virtuale al mercato internazionale. Trovati i fondi necessari, alla fine di Gennaio 2001 viene lanciata online la beta di HabboHotel.co.uk, il primo Habbo Hotel; in seguito anche Hotelli Kultakala sarà rinominato come Habbo Hotel diventando HabboHotel.fi. Venne introdotto un sistema di crediti utile ad acquistare furni (furnitures: mobili) e sistemi di sicurezza per limitare l’uso di volgarità e insulti.



 

La scalata al successo

La popolarità di Habbo crebbe vertiginosamente. Nel 2003 aprì l’Habbo Hotel italiano e alla fine del 2004 si contavano 16 hotel in 4 continenti differenti. Investitori e sponsor uscirono da tutte le parti e in poco tempo la Sulake arriva ad avere 160 dipendenti. Nel 2007 la community di Habbo conta globalmente 8 milioni di utenti. Nello stesso anno Sulake stipula un patto con la Paramount Pictures Digital Entertainment per la creazione di furni e vestiti speciali basati su alcuni film della casa di produzione cinematografica.

Se sei un’azienda, un’organizzazione o semplicemente un VIP e vuoi puntare ad un pubblico compreso fra i 12 e i 18 anni, Habbo è ciò che fa per te. Tra il 2007 ed il 2010 tantissimi personaggi famosi approdano su Habbo, tra cui le cantanti Candy Hill e Lauren Mayhew, l’attrice Scout Taylor Compton in occasione del remake di Halloween del 2007, i due giovani attori Dylan e Cole Sprouse (Zack e Cody al Grand Hotel) per festeggiare il loro compleanno e la lista è ancora lunga: i Gorillaz; i Simple Plan; Tom Felton. E Ozzy Osbourn. Si avete letto bene, proprio lui.

E l’Habbo Hotel italiano? Nel 2009 ebbe il piacere di ospitare i Tokio Hotel in occasione dell’uscita del loro nuovo disco.

Anche associazioni come UNICEF e la Croce Rossa incominciano a collaborare con Habbo, portando avanti campagne di sensibilizzazione e informazione rivolta ai giovani giocatori.

Insomma, i soldi arrivano a fiumi. Il mondo va pazzo per Habbo e la Sulake si espande, ingloba altre aziende e approda sul mercato dei giochi mobile. I guadagni si gonfiano a dismisura ogni anno: nel 2005 la Sulake aveva un guadagno pari a 30 milioni di euro; nel 2006 si sale a 38 milioni di euro; nel 2009 si registrano 49 milioni di euro e nel 2011 la tasche della Sulake esplodono arrivando ad un guadagno di 56,2 milioni di euro. La Sulake viene considerata dalle riviste del settore economico come una delle compagnie digitali più promettenti del mercato. A quanto pare tutti vogliono un pezzo della Sulake e del suo giovane pubblico.

In verità la scalata non è stata senza ostacoli per la Sulake. L’Hotel Habbo è lindo e ordinato nella Hall, ma qualche piano più in alto sta succedendo qualcosa. Qualcuno decide di giocare secondo le proprie regole, e in certe stanze l’occhio dell’amministrazione non riesce ad arrivare. Le cose stanno sfuggendo di mano, sia fuori che dentro l’hotel, ma la Sulake nemmeno immagina quanto velocemente.

 

La piscina è chiusa

Nel 2006 si incomincia a spargere una voce su 4chan: i moderatori di Habbo tendono a bannare con più facilità gli avatar dalla pelle scura e a prendere provvedimenti più severi nei loro confronti. Inaccettabile! Bisogna immediatamente fare qualcosa a riguardo, per salvaguardare i diritti della comunità nera di Habbo. Considerando poi che la community è formata per la maggior parte da bambini e ragazzini, il divertimento è assicurato. Il 6 luglio 2006 ha inizio ufficialmente il raid di 4chan da parte dei /b/lockers. Con avatar tutti uguali, ovvero capigliatura afro, skin nera e abbigliamento in giacca e cravatta, centinaia di /b/lockers invadono Habbo, bloccando agli altri utenti l’accesso a zone come parchi, piste da ballo e bar. Il posto più frequentato di tutti è la piscina, ed è proprio qui che l’attacco ha più successo, provocando frustrazione negli altri giocatori e confondendo i nuovi. Quando qualcuno chiedeva una spiegazione, gli veniva risposto: “La piscina è chiusa a causa dell’AIDS”. Gli utenti in acqua venivano bloccati all’interno per “evitare un contagio”. Il tempo passa e il raid diventa più organizzato e popolare, vengono divulgate chiare istruzione su come partecipare al raid e alcuni utenti arrivano perfino a creare un software, il Pool Tool, per aiutare i /b/lockers a farsi sbannare e spammare frasi evitando di essere silenziati.

Il 12 luglio la situazione degenera. La maggior parte delle stanze diventa inaccessibile e ovunque si trovano /b/lockers disposti a svastica impedendo qualsiasi attività. I moderatori le provano tutte, arrivando perfino a bannare la parola AIDS e qualsiasi utente avesse un avatar simile a quello dei /b/lockers, ma è tutto inutile. Lo stesso giorno Habbo Hotel va offline. Una volta ritornato online, si poteva passare liberamente attraverso gli utenti all’ingresso di stanze e piscine, come fossero fantasmi. I /b/lockers accusarono Habbo di essere stati bannati a causa del colore della loro pelle e più in là negli anni tentarono altri raid, ma nessuno di loro ha mai raggiunto la grandezza di quello del 2006.

 


Hacker e spopolamento

Nel 2007 un diciassettenne danese viene arrestato per furto di furni. Ricordiamo che i furni possono essere comprati in cambio di soldi veri. Insieme al diciassettenne vengono indagati altri cinque ragazzini di quindici anni, sospettati di essersi smezzati tra di loro i furni rubati per spostarli nelle proprie stanze. A quanto pare gli accusati avrebbero creato una finta home page di Habbo dove venivano in possesso dei dati di accesso dei malcapitati. “Avevamo già avuto qualche problema con le truffe, ma è la prima volta che la polizia viene coinvolta.” Afferma la Sulake.

Nel 2010 la polizia dovette intervenire di nuovo. Almeno 400 utenti denunciarono alla polizia dei furti, alcuni dei quali dal valore di 1000€, riguardanti furni ed altri oggetti speciali. In Finlandia, la polizia arrivò a perquisire cinque case in cinque città diverse. Come nel 2007, i ladri creavano finte homepage di Habbo per impossessarsi dei dati di  accesso degli utenti.

“Habbo è sotto attacco dagli hacker di tutto il mondo” dice il capo della sicurezza della F-secure, azienda finlandese dedita alla sicurezza su Internet “abbiamo rilevato hacker danesi, italiani, russi e altri ancora.”

Intanto dall’interno la Sulake combatte lo spopolamento. Dal 2006 al 2010 chiude l’Habbo Hotel cinese, giapponese e russo, mentre quelli di lingua inglese, ovvero l’hotel americano, canadese, australiano e inglese vengono uniti in un unico hotel. L’utenza in Italia è abbastanza vasta da risparmiare la cancellazione dell’hotel.

 

Sotto le luci dello scandalo

Tutto cambia davvero nel 2012, l’anno del collasso. L’inizio dell’anno non parte nel migliore dei modi: la Sulake effettua un taglio del personale del 25%, chiudendo 8 degli uffici intorno al mondo. Intanto Rachel Seifert, giornalista di Channel 4 News, vuole capirne di più su Habbo. Si crea un account ed entra fingendosi una ragazzina di 11 anni, vagando per le colorate stanze dell’hotel. All’inizio gli sembra tutto normale, un tranquillo e colorato gioco online per bambini e adolescenti, esattamente ciò che Habbo dice di essere. Entra in una stanza e ciò che vede la sconvolge: un orgia. Una cyber orgia, per l’esattezza. Degli avatar maschili si avvicinano dicendo di toccargli i seni, di seguirla nelle loro stanze e di avere dei rapporti con loro. Si sente sporca, oltraggiata, corrotta. Quel mondo adorno di pony e teddy bear giganti diventa all’improvviso un Eyes Wide Shut alla portata di tutti.

Le richieste continuano. Gli chiedono se può spogliarsi in webcam e se vuole guardarli mentre si “danno una mano”. Le richieste sono pressanti e spesso accompagnate da toni aggressivi. Tutto questo mentre fingeva di essere una bambina di 11 anni.

Rachel pensa di essere capitata nella stanza sbagliata, di essere tra le mele marce. Dopo due mesi capisce che questa è la norma. Intervistando vari giocatori, tra cui bambini e bambine, scopre che molti utenti giocano ad Habbo appositamente per questo genere di cose.

 Le stanze più popolate vanno sotto al nome di “stripclub” e “naughty nightclub”; stanze piene di letti dove gli ospiti si sdraiano mentre altri utenti raccontano, attraverso la chat, cosa gli stanno facendo. Avatar femminili che ballano su cubi e palchi eseguendo striptease (anche questo descritto attraverso la chat) per gli abituali frequentatori di queste stanze.

Il servizio va in onda il 12 giugno ed è il putiferio. Orde di genitori indignati e spaventati chiedono la chiusura immediata di Habbo, etichettandolo come un covo di pedofili. La Sulake è nel panico più totale e, per cercare di arginare il problema, disattiva la chat e i giocatori non possono più parlare fra di loro, il che è abbastanza problematico per un gioco basato proprio sulla chat. In un comunicato sul loro sito dicono di star “rivedendo i piani a lungo termine per Habbo”. Ma ormai il danno è fatto, i due più grandi investitori della Sulake ritirano i loro fondi d’investimento dall’azienda finlandese. Gamestop e Tesco smettono di vendere le carte regalo Habbo.

Anche in Italia la polizia indaga e denuncia un uomo di Busto Arsizio per aver tentato di adescare minorenni attraverso Habbo.

 

Il dopo bomba

Ad Ottobre 2012 vengono effettuati altri tagli al personale per “Permettere ad Habbo di tornare alle sue radici e tornare a concentrarci sulle sue caratteristiche di amicizia e moderazione per renderlo un posto sicuro”. Il taglio coinvolge circa 60 dipendenti dell’azienda.

I giocatori, dai 9 milioni degli anni prima, passano a 4 milioni. A fine 2012 il guadagno della Sulake scende vertiginosamente toccando i 15 milioni e mezzo di euro.

A inizio 2013 la Sulake viene comprata dalla compagnia telefonica Elisa, divenendone il maggior azionista con l’85% delle azioni. Gli Habbo Hotel sono sempre più vuoti, e nemmeno il lancio di un’app per Ipad sull’Apple Store riesce a ripopolarlo. La competizione con giochi e applicazioni simili ad Habbo aumenta e la Sulake non riesce a tenere il passo, rimanendo indietro. Gli adolescenti oramai preferiscono social network come Facebook, Instagram e Snapchat ad Habbo, che ai loro occhi appare infantile.

A dicembre 2015 si contano 52 dipendenti, molto meno della metà rispetto a dieci anni prima. Nel 2018 la compagnia telefonica Elisa vende il 60% delle proprie azioni alla OrangeGames, ai tempi una delle sue maggiori competitor per quanto riguardava videogiochi e pubblico. Nei due anni seguenti, Habbo vive nell’ombra.

 

Una nuova speranza

Proprio quando Habbo sembra prossimo alla morte, qualcosa lo salva. Una cosa chiamata Corona Virus, una pandemia che eregge barriere fra stati  unisce adolescenti e ragazzi nostalgici sotto il tetto dell’Habbo Hotel. Ad aprile del 2020, in pieno lockdown per quasi tutta l’Europa, il traffico della piattaforma triplica rispetto ai mesi precedenti, con un aumento dell’utenza del 213%. La gente, impossibilitata ad uscire di casa, si rincontra nelle stanze di Habbo, organizza feste in piscina o finge di cenare al ristorante, proprio come una volta. Vengono organizzati giochi a tema ed eventi per tenere impegnati i giocatori, le stanze si riempiono più in fretta che mai e per Habbo sembra essere tornato il momento d’oro. Più il mondo si chiude, più Habbo cresce.

E finito il lockdown?

È proprio quello che voglio scoprire.

Cerco Habbo su Google e mi registro. Vengo portato a una scheda dove devo creare il mio avatar, con la possibilità di cambiare sesso, capelli, colore della pelle, forma del viso e vestiti. In verità non c’è molta varietà di vestiti: cinque tipi di magliette, pantaloni e scarpe. Un banner mi informa che se voglio avere più vestiti e accessori devo entrare nell’Habbo Club, un abbonamento che ti dà accesso a stanze e funzionalità esclusive. Pagare per avere roba in più, fin qui nulla è cambiato. Clicco su “Sono Pronto!” e la scheda successiva mi chiede di scegliere che tipo di stanza voglio tra tre tipi: casa shiny, attico penumbra e salotto sunshine.  La differenza è il tipo di mobilio, la shiny sembra una di quelle case che hanno i ricchi nei film di fantascienza, la penumbra sembra una foresta tropicale e il salotto sunshine assomiglia alla casa di Austin Power. Scelgo quest’ultima.

Dopo il caricamento vengo teletrasportato nella mia nuova stanza insieme a Frank, un tipo vestito da portiere che si posiziona immediatamente in mezzo al mio salotto. Incomincia a spiegarmi come si cammina in giro, mi regala un frigorifero e mi dice di posizionarlo da qualche parte nella mia nuova stanza, mi promette di regalarmi altre cose e che l’indomani mi avrebbe regalato un cane o un gatto. Poi se ne va. 


Faccio un giro per la stanza e scopro che tutti i furni che ci sono, comprese le sedie e i tavoli, sono a noleggio per novanta giorni e che se voglio tenermeli alla scadenza dei novanta giorni dovrò unirmi all’Habbo Club. Insomma, tra tre mesi la mia stanza avrà solo il pavimento e le pareti. Anzi no, pavimento, pareti e il minifrigor che Frank mi ha regalato. Grazie Frank.

Finito di esplorare la mia stanza, clicco un banner in alto a sinistra che mi dice “Benvenuto in Habbo!” e vengo trasportato in una discoteca dove ad accogliermi c’è una barista bot che mi suggerisce di non dare la mia password a nessuno. E sarebbe anche un buon suggerimento se solo ci fosse qualcuno a cui poterla dare, data l’assenza di un altro essere umano nella discoteca. Mandy, la barista bot, mi invita a chiacchierare ma a ogni mio messaggio mi intima di non sporcare perché poi saranno loro a dover pulire. Dopo la quinta volta, smette semplicemente di rispondermi. 

Esco dalla discoteca e mi ritrovo in un vasto corridoio deserto. Vago per i corridoi vuoti finché non raggiungo una sala giochi, anche questa deserta. Mi avvicino a un cabinato e cliccandoci sopra vengo teletrasportato in una stanza dove si gioca a pallavolo. Indovinate un po’, ci sono solo io.

Torno alla discoteca e miracolo! Incontro un altro utente, una certa johana93, che risponde al mio saluto. Gli chiedo dove siano tutti ma se ne va senza rispondermi.

Forse sto sbagliando qualcosa io. In alto a destra c’è una scritta: CITTADINANZA HABBO. Forse devo avere la cittadinanza per poter entrare in contatto con le persone.

Faccio un corso sulla sicurezza dove mi dicono di non divulgare mai i miei dati, non organizzare incontri nel mondo reale con la gente che conosco in-game e non accettare mai inviti a chiamate con webcam. I fantasmi del 2012 si fanno sentire. Finisco il corso e mi regalano una paperella.

Vado a teatro ed è vuoto.

Vado in una discoteca riservata ai membri dell’Habbo Club ed è vuota (all’uscita il mio avatar ha le sembianze di un divanetto e non so il perché)

Vado alla Hall e oltre alla nostra vecchia conoscenza Frank, è vuota.


Continuo a vagare per i corridoio ed un quadro attira la mia attenzione: ritrae degli uomini in giacca e cravatta con una capigliatura afro a bordo piscina. Bella citazione.

Mentre vago in queste lande desolate incontro di nuovo Johana e, come una digitale Alice, decido di seguirla. Entra in ascensore, ci entro anche io e, con mia grande sorpresa, mi ritrovo in una caffetteria piena di gente.

Incontro un tipo, dall’aspetto di un sessantenne, vestito da donna e con un martello in mano.

«Bel martello» gli dico.

«Vedessi l’altro» mi risponde.

Decido di non indagare ulteriormente su questo individuo. Mi unisco a un gruppo di ragazzi impegnati a parlare mentre sorseggiano caffè caldo. Stanno parlando di profili instagram e su quali siano i vantaggi nell’essere popolari su Habbo. Mi intrometto e chiedo ai ragazzi se giocano da tanto e se hanno visto un aumento di utenza grazie alla quarantena. Mi rispondono che giocano da un anno circa e che durante la quarantena c’era stato il boom di nuovi utenti, ma una volta terminato il lockdown se ne sono andati tutti e l’utenza è tornata quella di una volta. Riprendono a parlare tra di loro.

Intanto un tipo entra urlando insulti contro i napoletani e i meridionali in generale, e va avanti così per almeno 10 minuti.

Clicco sulla lista di stanze e guardo quali sono le più popolate. Al primo posto c’è “picnic” con 26 utenti, poi c’è ne sono alcune da 19 e le altre raggiungono massimo le 4 persone.

Entro nella stanza picnic e arrivo in un giardino con teli per terra, panchine e tavoli in legno. La gente è seduta per terra e conversa. Hanno tutti degli abiti strani e la maggior parte è membro dell’Habbo Club. Mi sento un po’ a disagio in mezzo a loro, con i miei vestiti da utente base. Affianco a me dei ragazzi parlano delle loro esperienze sessuali e degli uomini a cui non piace fare pratiche orali con la propria partner. Insulti e parolacce vengono mascherate aggiungendo lettere a caso in mezzo alla parola che si desidera dire.

Vado un po’ in giro a chiedere l’età e si aggirano tutti sui 14-15 anni circa. Cerco di parlare con una ragazza ma non mi risponde. Un tipo si propone di mostrarmi come rimorchiare le ragazze e dona fiori a tutte quelle presenti nella stanza, poi una ragazza incomincia a chiedere a un tipo se volesse avere una relazione a distanza con lei.


Provo a cambiare stanza ma tutte le altre rimaste sono solo per lo scambio o la vendita di furni. In tutto online ci saranno meno di cento persone.

Torno alla caffetteria e vengo preso da una conversazione su Cowboy Bepop, cioè, in verità è più un monologo dato che gli altri non intervengono mai. Quando ha finito, tutti gli altri riprendono a parlare delle ragazze trovate su instagram e di altra gente che non conosco. La sensazione generale provata mentre ascoltavo gli altri è che tutti già si conoscessero e raramente rispondevano a un mio tentativo di inserirmi in una conversazione, se non in modo sbrigativo. Molte altre conversazioni invece finivano sempre per avere una connotazione a tinte “hard”. Faccio amicizia con un utente e gli chiedo se sia così comune il tema del sesso nella chat e se non venissero segnalati certi atteggiamenti. Mi risponde che oltre al filtro per le parole in chat, le segnalazioni non vengono mai prese molto in considerazione e molte volte si evita di usarle proprio perché ritenute inutili. Gli chiedo se è da tanto che gioca e mi risponde circa 5 mesi, ma che si sta stancando e che probabilmente fra poco smetterà. Lo ringrazio e me ne vado.


 

La mia esperienza con Habbo finisce qui. Rispetto a quando ci giocavo io, adesso sembra molto più improntato nel convincere il giocatore ad abbonarsi a questo Habbo Club o a comprare crediti. Certo, non che ai tempi tutto fosse gratis, ma ora non hai nemmeno i furni della stanza se non paghi.

L’utenza invece è calata drasticamente, ci sono due o tre stanze da circa 20 persone, e in molte stanze minori le poche persone presenti la maggior parte delle volte sono inattive o non ti fanno entrare a meno che non paghi l’ingresso con dei crediti. L’età media invece si è alzata leggermente.

Per quanto riguarda le conversazioni non mi stupisco: se la tua utenza è formata per la maggior parte da adolescenti in piena pubertà ansiosi di scoprire il proprio corpo e quello dell’altro, è normale trovale molte conversazioni riguardante il sesso o le relazioni. Mi sono ritrovato spesso davanti ragazzi e ragazze che si scambiavano il nome su instagram per parlarsi nei DM, in privato. È sbagliato? Secondo Habbo sì, secondo me nemmeno così tanto. Nessuno sembrava costretto a fare ciò che stava facendo e se una persona ti da fastidio, la blocchi.

L’utenza è poca e fidelizzata, Habbo lo sa e tenta di fargli pagare tutto ciò che è possibile fargli pagare finché sarà possibile. Detto ciò, penso ci vorranno un paio di anni prima che Habbo muoia del tutto; si sta spegnendo, lentamente ma si sta spegnendo.

Solo un'altra pandemia può salvarli.

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