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Operazione Wodehouse

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  La camionetta sussultava ogni qual volta passavamo sopra una buca o un dosso. Ogni sussulto coincideva con il fruscio dei nostri Beretta  ARX160 A3, fucili d’assalto calibro  5,56 × 45 mm NATO in grado di sparare 800 colpi al minuto. Insomma, non proprio dei giocattoli. Adatti per il lavoro che ci attendeva. Nel retro della camionetta erano stipati 8 dei più grandi figli di puttana che avessi mai conosciuto in vita mia: mercenari, psicopatici, ex-militari disonorati o semplicemente gente a cui piaceva uccidere; spesso tutt’e quattro coincidevano. I loro volti una mappa caotica di cicatrici e fratture mai del tutto guarite. La loro pelle irta e scomoda da indossare. I loro occhi erano pozzi senza fondo scavati dai rimorsi e dagli orrori del passato. La loro mente uno straccio consunto a cui anni di torture subite e praticate avevano strappato le fibre. Anni di droghe e alcool avevano fatto il resto. <<Ragazzi, ricordate: entriamo, facciamo ciò per cui siamo  venuti  e usciamo. S

Bobbio: visita a uno dei borghi più borghi d'Italia

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  Nella val Trebbia, sulla sponda sinistra dell’omonimo fiume, siede su una collina uno dei borghi più belli d’Italia, se non del mondo, perfino. Proprio la collina su cui mi sto inerpicando con la macchina aziendale fornitami dalla Cucuzzolo Editori per la loro nuova collana “BORGHI E STRABORGHI”, destinazione: Bobbio. È una mattina soleggiata di primavera, gli alberi rivestono i monti intorno a me di verde e il fiume Trebbia è in secca, lasciando scoperto il suo scheletro di massi e rocce fra i cui interstizi striscia una esile lingua di acqua. Davanti a me una coda di auto che un gruppo di motociclisti si lascia agevolmente alle spalle sorpassandoci tutti. Li guardo con invidia, chiedendomi come mai la Cucuzzolo Editori non si sia munita di una moto aziendale se tanto ci tiene a mandarmi nei più bei borghi d’Italia che solitamente si trovano in posti sperduti fra infiniti tornanti e strade a una corsia e mezzo.

Ho intervistato un famoso rapper italiano

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  Intervista originariamente scritta per la rivista “RAPnRolla”, è stata gentilmente declinata per divergenze creative e lavorative.  Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale. Milano, Domenica 20 gennaio, ore 8:30 del mattino. Dopo un’abbondante colazione a base di plumcake e tazzone di latte caldo mi lavo i denti e prendo su penna e taccuino pronto a dirigermi verso il luogo dell’intervista. Chi sto andando a intervistare? Bé, molto semplice. Anzi no, non lo è affatto. Perché se si pensa a tutto ciò che ha fatto per la musica, nello specifico il rap, dai primi anni 2000 nelle borgate romane fino ai giorni nostri nei ridenti quartieri milanesi, un giorno non sarebbe sufficiente a intervistare questo mostro sacro della scena rap italiana. Di chi sto parlando forse lo avrete già capito:                           , anche conosciuto come N          N          ; Er N        ; Doppia N; o come lo chiamerò d'ora in avanti, NN ( N on N ominabile

Un principe cerca soldi

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  «Il dottor Livingstone, suppongo» Così il giovane esploratore gallese Henry Morton Stanley avrebbe salutato il disperso missionario scozzese David Livingstone, malato e a corto di scorte, comparendo sulla soglia della sua capanna a Ujiji (l’attuale Tanzania) sulle rive del lago Tanganica. Assunto dal giornale statunitense l’ Herald , Stanley si mise in viaggio alla ricerca del dottor Livingstone fra mosche tse-tse, dissenteria e malaria in un territorio ostile a causa delle guerre locali per il controllo del commercio dell’avorio. Questo è solo uno degli aneddoti più famosi riguardanti l’esplorazione del continente africano da parte degli europei fra il XIX e il XX secolo, quando ancora la maggioranza dei suoi territori rappresentava un mistero per i cartografi di tutto il mondo. Richard Francis Burton, John Hanning Speke, i già citati Stanley e Livingstone, sono solo alcuni nomi fra i più famosi esploratori dell’Africa ad aver alimentato la fantasia degli occidentali in qu

Nel fan-tastico mondo delle Fanfiction

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  Avete mai provato quella sensazione di vuoto esistenziale dopo aver finito una serie tv, un libro o un film a cui vi eravate particolarmente appassionati? Io sì. Come moltissime altre persone nel mondo, a me successe dopo aver finito di leggere la saga di Harry Potter. Sfogliata l’ultima pagina dei Doni della Morte rimasi seduto in silenzio nella mia cameretta e tutto ciò che riuscì a pensare fu: “E ora?” Le avventure, i personaggi, le creature magiche e perfino i cattivi che mi avevano tenuto compagnia per così tanto tempo; era tutto finito. Ero sconvolto.

Di spaventi e di Piccoli Brividi

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  Una delle cose più belle quando andavo alle elementari erano le giornate in cui la maestra di italiano ci portava in biblioteca per farci scegliere un libro da leggere. La biblioteca del mio paese, ai tempi, copriva per intero l’ultimo piano di un vecchio palazzo e i libri sugli scaffali mi sembravano un infinità. Questa cosa serviva per farci scoprire nuovi libri e ad appassionarci alla lettura. Sfortunatamente per la nostra maestra, noi maschietti sapevamo già cosa prendere e non avevamo intenzione di cambiare le nostre abitudini per niente al mondo. Appena arrivati in biblioteca ci fiondavamo sullo scaffale dove erano riposti tutti i libri dei Piccoli Brividi, scegliendoli a seconda dell’illustrazione in copertina: più era disgustosa, più ci piaceva. La maestra sospirava e ci diceva “Guardate che fanno paura, io vi ho avvertito!” ma alla fine si arrendeva e tornavamo a casa per fiondarci a scoprire quale terrore ci aspettava dietro quelle pagine. Se eravamo fortunati, ci capi

Di mostri e di UFO in GTA: San Andreas

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  La playstation 2 ha svolto un ruolo importante nella mia vita. Oltre ad avermi fatto appassionare ai videogame come mai prima, riuscì a tenermi impegnato nei noiosi pomeriggi di un ancor più noioso paesino di provincia circondato dai campi. Certo, anche gli altri ragazzi avevano una playstation, ma giocavano per di più a fifa o ai giochi di macchine a cui io non ero minimamente interessato. Nonostante le differenze di gusti, un gioco ci accomunava: Grand Theft Auto: San Andreas. Non conoscevo un ragazzino che non ci avesse giocato almeno una volta. I negozi di videogiochi probabilmente avevano scatoloni e scatoloni pieni di copie. Nel mio gruppo di amici, San Andreas era l’argomento principale di ogni discussione, anche quando parlavamo di altro alla fine non si sa come si andava sempre a finire su San Andreas . Ma cosa ci attirava così tanto di questo gioco? Potrei farvi una lista: libertà di gioco, violenza, armi, parolacce, insomma quelle robe per cui i ragazzini vanno mat