Di spaventi e di Piccoli Brividi
Una delle cose più belle quando andavo alle elementari erano le giornate in cui la maestra di italiano ci portava in biblioteca per farci scegliere un libro da leggere. La biblioteca del mio paese, ai tempi, copriva per intero l’ultimo piano di un vecchio palazzo e i libri sugli scaffali mi sembravano un infinità.
Questa cosa serviva per farci scoprire nuovi libri e ad appassionarci alla lettura. Sfortunatamente per la nostra maestra, noi maschietti sapevamo già cosa prendere e non avevamo intenzione di cambiare le nostre abitudini per niente al mondo. Appena arrivati in biblioteca ci fiondavamo sullo scaffale dove erano riposti tutti i libri dei Piccoli Brividi, scegliendoli a seconda dell’illustrazione in copertina: più era disgustosa, più ci piaceva. La maestra sospirava e ci diceva “Guardate che fanno paura, io vi ho avvertito!” ma alla fine si arrendeva e tornavamo a casa per fiondarci a scoprire quale terrore ci aspettava dietro quelle pagine. Se eravamo fortunati, ci capitava anche di trovare qualche sticker fuggito non si sa come alla bramosia di altri bambini.
Piccoli Brividi è stato probabilmente il mio primo approccio al mondo dell’orrore: avevano uno speciale lascia passare per noi bambini. Era raro che un film horror venisse trasmesso in televisione in prima serata e, quando ciò accadeva, i miei genitori si premuravano di cambiare subito canale. I Piccoli Brividi invece, nonostante le copertine disgustose, ci erano permessi perché ERANO per bambini. Insomma, quale libro per adulti ha scritto in copertina “CON DEGLI STICKER DA BRIVIDO ALL’INTERNO!”?
Crescendo, ho smesso di leggere i libri e mi sono attaccato come un vitello alle mammelle di una vacca alla serie tv di Piccoli Brividi. Gli orrori che fino a pochi anni prima esistevano solo nella mia fantasia adesso erano reali, urlavano e afferravano e molte volte uccidevano. La cosa mi piaceva da matti. Certo, gli effetti speciali erano quelli che erano e i costumi al pari dei cattivi fintissimi dei Power Rangers, ma chi ci faceva caso?
Ovviamente, con il passare del tempo e dopo moltissimi film horror, il mio cervello ha in automatico etichettato tutto ciò che riguardava Piccoli Brividi come “per bambini” e se n’è completamente disinteressato. Adolescenza, tsk.
Eppure ancora mi tornano in mente quando ad Halloween, passando per le corsie dei supermercati addobbati per l’occasione, vedo tutti quei costumi di gommapiuma e le maschere raffiguranti i volti di chissà quali stravaganti creature (per esempio, una volta ho visto quella di un vichingo fantasma). I mostri ci sono ancora, nascosti negli oscuri anfratti della mia memoria in attesa di essere richiamati. È arrivato il loro momento. Facciamo un salto nel tempo e riscopriamo insieme Piccoli Brividi.
Alle origini del brivido
Prima di cominciare la nostra storia, dobbiamo tornare indietro all’8 ottobre del 1943. In questo particolare giorno nasce a Columbus, capitale dell’Ohio, lo scrittore che diede origine a tutto (Piccoli brividi intendo, non l’universo): Robert Lawrence Stine, ovvero R.L. Stine.
Figlio di Anne e Lewis Stine, è il primo di tre fratelli. Cresce a Bexley, in Ohio, una cittadina di circa 12.000 abitanti. Bob (così lo chiamavano in famiglia) è tranquillo, riservato e, come dice lui stesso, “un bambino molto pauroso”. A scuola non è un granché e studiare non lo fa impazzire; i suoi voti di matematica sono terribili e odia ginnastica, ha altro per la testa: la scrittura. Ama scrivere fin dall’età di nove anni, ovvero dal giorno in cui trovò nella soffitta di casa sua una vecchia macchina da scrivere, con cui da allora si diverte a inventare strampalate storie e scrivere libri di barzellette. Questa scoperta condizionerà tutta la sua vita.
Nel 1965 si laurea all’Università Statale dell’Ohio, in Lettere. Durante gli anni della laurea, Stine scrive per tre anni al The Sundial, la rivista umoristica dell’università.
Appena uscito dall’università, Stine si rende conto che l’Ohio non offre abbastanza opportunità per poter soddisfare le sue ambizioni di scrittore e decide di trasferirsi nella rumorosa metropoli di New York. Qui scrive dozzine di libri di barzellette e libri per bambini con lo pseudonimo di Jovial Bob Stine e crea la rivista umoristica Bananas, rivolta a un pubblico di adolescenti che sarà pubblicata dal 1975 al 1984, per un totale di 72 numeri. Nel 1969 si sposa con Jane Waldhorn, scrittrice ed editor, e insieme i due fonderanno la Parachute Press nel 1983.
Nel 1986 Stine scrive il suo primo libro dell’orrore, Blind Date, a cui seguono altri libri dello stesso genere. Nonostante la sua carriera fino a quel punto sia stata costruita per di più su riviste comiche e libri di barzellette, il genere horror sembra piacergli e così nel 1989 crea Fear Streets¸ una collana di libri dell’orrore per adolescenti. Le vendite vanno bene e le storie create da Stine sembrano piacere al giovane pubblico.
Saltiamo al 1992. Stine continua a scrivere libri per Fear Streets quando un giorno alla porta del suo ufficio bussa il suo editore con un'idea: perché non scrivere libri dell’orrore per bambini? Stine non è entusiasta della proposta, ha paura che la cosa possa avere ripercussioni su Fear Streets. Cosa direbbero i lettori se sapessero che l’autore della loro collana di libri preferita scrive anche roba per bambini? Ma l’editore non demorde, il mercato dei libri dell’orrore per bambini è inesplorato e lui ha la possibilità di arrivarci per primo, di essere un pioniere del genere.
Alla fine Stine accetta.
Il brivido prende forma
In italiano è Piccoli Brividi, ma in inglese è Goosebumps ovvero Pelle d’oca, quella sensazione che proviamo sulla nostra pelle quando tocchiamo, vediamo o proviamo qualcosa di piacevole ma anche di viscido, orrido o terrorizzante. Stine sapeva quale sarebbe stato il genere della collana e anche quale sarebbe stato il tono della narrazione: spaventoso, sì, ma con una punta di umorismo. Ciò che mancava era solo il nome. Mentre leggeva la guida tv, vide una pubblicità sul fondo della pagina in cui era scritto: “Sarà una settimana da pelle d’oca (Goosebumps, appunto) su channel 11!”. Appena lo lesse, Stine capì che Goosebumps era il nome perfetto.
Il contratto iniziale prevedeva quattro libri per la collana. I primi tre vengono pubblicati simultaneamente nel luglio del 1992 e sono:
-Welcome to Dead House (La casa della morte)
-Stay Out of the Basement (Il mistero dello scienziato pazzo)
-Monster Blood (Un barattolo mostruoso)
All’inizio le vendite non sono un granché e già si parlava di chiudere la serie dopo il sesto libro. Viene rilasciato anche il quarto libro, Say Cheese and Die! (Foto dal futuro) e quando Goosebumps oramai sembra prossima alla chiusura, si registra un'impennata nelle vendite che la fa diventare presto una delle collane di libri per bambini più venduta negli Stati Uniti. Il contratto viene esteso per altri sei libri e vendono così bene che alla fine Stine viene messo sotto contratto per pubblicare almeno un libro al mese, e un libro al mese (a volte anche due) venne pubblicato, da luglio del 1992 fino a dicembre del 1997, con 62 libri pubblicati.
Un libro al mese! Pazzesco, non è vero? Bè, a quanto pare Stine riusciva a scrivere un libro di Goosebumps in circa otto giorni.
Nel 1995 arriva anche la serie-tv, che si protrae fino al 1998 e conta 74 episodi.
Una piccola curiosità: lo sapevate che nell’episodio Foto dal futuro recita un giovanissimo Ryan Gosling? No? Bé, nemmeno io.
Alla fine della collana originale di Goosebumps, nel 1997, seguono altre serie:
-Give yourself Goosebumps (1995-2000)
-Goosebumps series 2000 (1998-2000)
-Goosebumps HorrorLand (2008-2011)
-Goosebumps Most Wanted (2012-2016)
-Goosebumps SlappyWorld (2017-corrente)
Per un totale di 237 libri pubblicati. Mica male, eh?
Nel 2003 R.L. Stine viene premiato dal Guinness World Record come l’autore di una serie di libri per bambini più venduta al mondo. Al momento conta più di 400 milioni di copie vendute, record battuto sola dalla saga di Harry Potter, in vetta con circa 500 milioni di copie vendute.
Goosebumps ha anche ispirato videogiochi, fumetti e, nel 2015, il film Goosebumps con Jack Black nei panni di R.L.Stine. Film che ha avuto un discreto successo tanto da ottenere un sequel nel 2018.
I nostri Piccoli Brividi
In Italia Goosebumps ha avuto un destino meno fortunato. Non fraintendetemi, ha avuto un grande successo anche da noi ma la sua storia editoriale è stata un po’ travagliata dato che molti titoli delle collane successive a quella originale non sono mai arrivati.
La Mondadori acquista i diritti di pubblicazione di Goosebumps e nel luglio del 1995 esce il primo libro della collana, tradotta in italiano con Piccoli Brividi.
Un buon nome, aggiungo. Non si può dire la stessa cosa dei titoli dei singoli libri, che da noi sono stati tradotti in modo… poco ispirato, diciamo. Prendiamo qualche esempio:
Welcome to dead house è stato tradotto semplicemente con La casa della morte.
Stay out of the basement è diventato Il mistero dello scienziato pazzo.
Say cheese and die! è stato tradotto con il mirabolante Foto dal futuro.
Be Careful What You Wish For... è diventato il minimalista La Sfera di cristallo.
E così via.
Insomma, a quanto pare noi bambini italiani volevamo venire subito al sodo.
Fortunatamente, le copertine originali con le magnifiche illustrazioni di Tim Jacobus vengono mantenute per le edizioni italiane e Piccoli Brividi diventa presto un successo anche nel nostro paese.
La serie televisiva invece è arrivata da noi nel 1996 ed è andata in onda fino al 1999 su Italia 1 (io la vidi qualche anno dopo su K-2).
Piccola curiosità: la wiki italiana di Piccoli Brividi è una piccola perla di raro trash, tra pagine malamente indicizzate, pagine senza senso e trame riassunte in modo sbrigativo e con un italiano sgangherato.
Un piccolo assaggio:
“La Pendola del destino:
Dopo uno scherzo ,Michael, sente che il padre ha comprato un nuovo orologio a cucu e sente anche che se la sorellina lo rompe lui si arrabbierà così va per romperlo e per poi dare la colpa alla sorella minore ,ma qualcosa va storto e torna al suo nono compleanno e poi di nuovo sei così capisce che è vittima di una maledizione e va a cercare l'orologio al negozio d'antiquariato ,ma il negozio è chiuso e un uomo lo segue. Per fortuna arriva suo padre che lo riporta a casa. I genitore pensano che Tara, la sorella, si un amica immaginaria data che non è ancora nata. Il giorno dopo Michael si sveglia a un anno ,ma lui non vuole e desidera tornare alla sua età. Quando il padre dice di voler andare a vedere il negozio d'antiquariato lui intuisce che è la sua possibilità e così va con il papà. e la madre. Arrivati i genitori si distraggono e lui rimette a posto l'orologio però rompendo la tacchetta con l'anno 1989 non facendo nascere la sorella, Tara ,ma Mike se "ne frega" ,ma si dice che tornerà indietro e la riprenderà, un giorno o l'altro.”
Pagine che vi consiglio caldamente di visitare:
https://piccolibrividi.fandom.com/it/wiki/Il_mio_pensiero_sui_piccoli_brividi
https://piccolibrividi.fandom.com/it/wiki/La_maschera_maledetta
https://piccolibrividi.fandom.com/it/wiki/La_casa_della_morte_parte_due
https://piccolibrividi.fandom.com/it/wiki/Un_Mostro_in_Cucina_(episodio)
Libri vs TV
La disputa più vecchia del mondo: è meglio il libro o il film?
Ho guardato molti episodi della serie TV di Piccoli Brividi quando ero piccolo e quasi sempre senza aver mai letto la controparte cartacea. La maggior parte degli episodi sono auto conclusivi, in circa 20 minuti racchiudono interamente la trama di un libro della collana, solitamente lunghi dalle 150 alle 200 pagine. Ma quanto è fedele ai libri la serie tv? Scopriamolo.
Prima di tutto, mi accorgo che in casa non ho nemmeno un libro di Piccoli Brividi. Probabilmente sono andati persi o mia madre deve averli regalati a qualche mio cugino privandomi di un grandissimo tesoro che avrei lasciato orgogliosamente in eredità ai miei figli e nipoti. Pace. Per fortuna ho un Kindle e su Amazon si vendono le versioni digitali della maggior parte dei libri, a tre euro.
Bene. Ora arriva la parte difficile: quale scelgo? A quanto pare non tutti i libri hanno avuto la loro trasposizione televisiva, infatti solo 48 libri dei 62 della collana originale di Goosebumps sono stati usati per la serie tv. Alla fine, indeciso fra Il pupazzo parlante e La maschera maledetta mi butto di istinto su La vendetta degli gnomi, incuriosito soprattutto di vedere come abbiano tentato di rendere degli gnomi da giardino spaventosi nella serie tv.
La sinossi del libro già mi intriga:
“Gli gnomi stavano prendendo vita! Li vidi stirarsi, tendendo le braccia, e poi massaggiarsi il mento. Saltellarono per sciogliere i muscoli delle gambe e dopo si lisciarono le camicie. «Si... si stanno muovendo!» esclamò Moose, sbigottito.”
Gnomi, sto arrivando.
Il confronto
Ho letto il libro e guardato la puntata (in lingua originale) e… sono rimasto sconvolto da quante cose cambino nella serie tv: personaggi omessi, personalità stravolte e finali del tutto diversi. È come se per girare l’episodio si fossero soltanto ispirati al libro. Ma andiamo con cautela, adesso vi spiego tutto.
Dividerò la trama dell’episodio in paragrafi, come se fossero delle sequenze, e alla fine di ogni paragrafo vi racconterò come sono andati i fatti nella versione cartacea. Incominciamo.
L’episodio si apre nel giardino di una tipica casa americana dove Joe e Mindy, fratello e sorella, stanno facendo qualche lancio a baseball (come ogni adolescente americano che si rispetti). La prima cosa che colpisce è la recitazione del ragazzo, e non in senso positivo. Mindy, per dispetto nei confronti del fratello, lancia la palla così forte da farla finire oltre la siepe. Oh no! I due non sembrano molto contenti all’idea di doversi inoltrare nel giardino del vicino, ma alla fine Joe prende coraggio e scavalca la recinzione. Joe si abbassa, sta per prendere la palla… quando all’improvviso una mano gli afferra il braccio; è McCall, il vicino. “Ora è mia” dice, con lo stesso tono di un Terminator. È vestito come un militare, ha lo sguardo severo e la faccia segnata dagli incubi del Vietnam (forse). Se ne va portandosi via la palla dei due ragazzi. A quanto pare, oltre a curare in modo maniacale il proprio giardino, da quando è in pensione McCall trascorre il tempo rubando i giochi ai bambini.
Joe guarda il vicino rientrare in casa con la sua palla
quando il clacson di una macchina attira la sua attenzione. Suo padre è tornato
(da non so dove), ed è impaziente di far vedere ai propri figli cosa ha appena
portato a casa: due gnomi da giardino. Piccola precisazione: Joe dice a suo
padre, mentre è impegnato ad aprire il pacco che contiene i suoi gnomi, che il
vicino gli ha appena rubato la palla. Sapete cosa gli risponde il padre? “Era
nel suo giardino? Sì? Allora cosa vuoi che faccia, che incominci una guerra?” Un padre modello. I nani sono orribili e assomigliano a una coppia di anziani
alcolizzati, ma il padre è convinto che grazie a loro potrà vincere il concorso
per il miglior giardino del vicinato.
Nel libro
La scena iniziale cambia totalmente. Non è ambientata nel giardino ma in cantina, dove Joe e Mindy stanno giocando a ping pong. Joe è un ragazzo di dodici anni molto basso per uno della sua età: a malapena arriva a vedere oltre la rete del tavolo da ping pong. Ho fatto una veloce ricerca e a quanto pare un tavolo da ping pong è alto circa 76 centimetri e la rete circa 15, quindi Joe sarebbe alto 91 centimetri. Ok. Sua sorella invece, come il resto della famiglia, è alta e bionda. Nella serie invece è mora, ma sono solo dettagli. La partita viene interrotta dall'ingresso di Moose, il miglior amico di Joe nonché figlio del vicino, il signor McCall. La prima grossa differenze fra libro ed episodio è questa: Moose non esiste nella serie tv. Nel libro invece gioca un ruolo abbastanza importate, che scopriremo più avanti. Mentre i tre salgono al piano di sopra, vedono dalla finestra Buster, il grosso rottweiler di Joe e Mindy, scorrazzare nel giardino di McCall. Dato che non è la prima volta che Buster rovina il giardino del vicino, il trio è abbastanza preoccupato che il cagnone venga scoperto dal padre di Moose e così, in un disperato tentativo di fermarlo, Joe usa il fischietto per cani che porta sempre al collo. Il suono silenzioso del fischietto riesce a richiamare Buster ma è troppo tardi: McCall è uscito e ha visto il casino combinato dal cane. McCall, esasperato, dice ai ragazzi di legare il cane altrimenti chiamerà personalmente il canile per portarlo via. A differenza di quello della serie, il McCall del libro è molto più ragionevole e soprattutto non si comporta come una brutta caricatura del sergente Hartman. Mindy e Joe tornano in casa e vengono intercettati dal padre che chiede ai due di accompagnarlo al negozio “Prato Amico”, specializzato in articoli da giardinaggio. TUTTA la seguente scena è assente dalla serie tv e cercherò di riassumervela veloce veloce: i tre arrivano al negozio; incontrano la signora Anderson, la proprietaria del negozio, un'anziana magra e quasi sorda; la signora Anderson mostra ai clienti i suoi nuovi arrivi, ovvero due gnomi da giardini; il padre se ne innamora e se li porta a casa. Fine della scena.
Ma come sono gli gnomi nel libro? Del tutto diversi da quelli della TV. Gli gnomi del libro non sono proprio degli gnomi ma piuttosto degli elfi o dei folletti: occhi rossi, orecchie a punta, capelli lunghi e disordinati e per finire hanno la bocca deformata in un ghigno malefico. Bellissimi, no? Ah, e hanno pure dei nomi (dati dal padre di Joe): Gongolo e Scheggia.
Torniamo all’episodio.
Joe, Mindy e loro padre stanno sistemando gli gnomi nel loro giardino, mentre McCall fa delle foto al suo quando si accorge dei due gnomi del vicino e ne approfitta per scambiare due piacevoli chiacchiere. Al padre di Joe dice in poche parole che i suoi nani fanno schifo e che il giardino in generale è una merda poi, rivolgendosi al povero Joe, che se dovesse succedere qualcosa al suo giardino darà a prescindere la colpa a lui.
Arriva la notte e delle ombre si muovono nel giardino. Il giorno dopo, il signor McCall si presenta alla porta di Joe: qualcuno ha distrutto le sue zucche e quelle ancora integre sono state scarabocchiate con dei pennarelli. Il signor McCall è così arrabbiato che frantuma una zucca davanti agli occhi dello spaventatissimo padre di Joe. Tutti pensano che sia stato Joe, ma il povero ragazzo sa chi sono stati in realtà: gli gnomi. Perché? Joe sospetta di loro senza alcun motivo, tranne forse che “sembrano cattivi”. Bé fatto sta che a quanto pare ha ragione, perché gli trova dei semi di zucca addosso e delle macchie di inchiostro sulle mani. Il caso è chiuso: sono stati gli gnomi. Joe cerca di convincere la sua famiglia ma, stranamente, pensano tutti che sia pazzo. Decide così di uscire durante la notte e di vedere con i propri occhi gli gnomi muoversi, ed è proprio quello che succede. Gli gnomi stanno devastano il giardino di McCall e mentre Joe tenta di fermarli, scatta una sirena e dei fari accecanti illuminano il giardino. McCall esce di casa e trova Joe in compagnia dei due gnomi, che nel frattempo sono tornati a essere delle normali statue di gesso. Nessuno vuole credere a Joe e alla sua mirabolante avventura della scorsa notte con gli gnomi, così il padre di Joe gli impartisce una punizione esemplare: dovrà aiutare McCall a risistemare il giardino.
Nel libro
Le vicende del libro sono più graduali e gli scherzi degli gnomi si dividono in più notti. A differenza della serie, gli gnomi non fanno tutto in una notte ma in tre: nella prima rompono le zucche, nella seconda ci disegnano sopra e nella terza sfasciano la macchina di McCall. Joe inizialmente sospetta degli gnomi perché ha visto uno di loro cambiare espressione dopo esser stato leccato da Buster. Ah, e nel libro vediamo quanto sia stronza Mindy, visto che dopo la distruzione delle zucche da parte degli gnomi accusa suo fratello di essere il colpevole, davanti a tutti. Se nella serie il padre di Joe punisce il figlio costringendolo a sistemare il giardino di McCall, nel libro gli vieta di uscire di casa per tutta l’estate. Nonostante quella del libro sia più “realistica”, trovo la punizione dell’episodio molto più divertente: McCall incomincia a tirare fuori planimetrie del suo giardino e illustra a Joe il piano di azione per sistemarlo al meglio, il tutto accompagnato in sottofondo da un motivetto militare di squillanti trombe.
Tornando al libro, Joe riesce a convincere Moose che sono stati gli gnomi a sfasciare la macchina di suo padre e così i due si incontrano a mezzanotte nel giardino di Joe per catturare la coppia di gnomi: solo allora li vedono muoversi.
Intanto nella serie
La notte successiva il nostro piccolo Joe si è munito di una telecamera per registrare gli gnomi muoversi ma questi sembrano scomparsi. Confuso, sveglia Mindy e i due scendono insieme in giardino dove sentono degli strani rumori. Fratello e sorella allora seguono i rumori e si ritrovano in una specie di bosco (no davvero, la scena è così confusa che non si capisce bene come abbiano fatto a passare dal giardino al bosco in pochi secondi), qui vengono circondati da una moltitudine imprecisata di gnomi da giardino. Uno di loro è perfino munito di telecamera -forse proprio quella di Joe- e li registra. Non chiedetemi perché. Mentre gli gnomi discutono indecisi sul destino dei due ragazzini (qualcuno dice di spiaccicarli, altri di fargli un incantesimo), una coppia di gnomi litiga lasciando cadere a terra una torcia. Raccolta prontamente da Joe e puntata per sbaglio su uno degli gnomi pietrificandolo, si scopre così il loro punto debole: la luce.
Nella confusione Joe e Mindy riescono a scappare verso casa in una scena davvero esilarante: durante l'inseguimento, sullo sfondo si vedono un paio di gnomi delle dimensioni di un adulto correre chini nel tentativo di non far notare la differenza d'altezza con gli altri gnomi. Probabilmente avevano finito gli attori affetti da nanismo (se pensiate che sia solo una pessima battuta vi sbagliate, i due gnomi antagonisti sono davvero interpretati da due attori affetti da nanismo: Jordan Prentice e Yvan Labelle).
Comunque, i ragazzi riescono a raggiungere casa ma vengono di nuovo circondati dagli gnomi. Quando oramai non sembra esserci più scampo, nel giardino di McCall scatta l’allarme che attiva la rumorosissima sirena e i grossi fari, pietrificando all’istante gli gnomi. McCall esce e si ritrova uno degli gnomi in giardino. Desideroso di riportarlo all’amato vicino lo trascina via allontanandolo dalle luci ma, una volta al buio, lo gnomo aggredisce il povero McCall che soccombe alla furia gnomesca. Il Vietnam non lo aveva preparato a questo genere di cose.
Nell’ultima scena Joe, Mindy e loro padre fanno un'inquietante scoperta: nel loro giardino ha fatto la sua comparsa un nuovo gnomo, uno molto simile allo scomparso McCall.
Nel libro
Dopo aver visto gli gnomi muoversi, Moose e Joe scappano via spaventati ma le loro grida attirano gli gnomi che incominciano a inseguirli. Mindy, svegliata dal trambusto, scende in giardino per vedere cosa sta succedendo. Gli gnomi ne approfittano per rapirla. Moose e Joe partono all’inseguimento dei due gnomi per salvare Mindy e quando finalmente riescono a raggiungerli, colpo di scena. Si scopre che i due gnomi in realtà non sono dei veri gnomi ma folletti dispettosi. Fare scherzi è nella loro indole e non sono creature cattive, tutto ciò che volevano era attirare la loro attenzione. A quanto pare nello scantinato di Prato Amico ci sono rinchiusi altri folletti come loro e hanno bisogno dei tre ragazzi per liberarli e poter tornare tutti insieme nel loro bosco magico. Ovviamente Joe, Moose e Mindy credono a tutto ciò che dicono i due folletti e decidono di aiutarli. Fanno irruzione in Prato Amico e aprono la porta dello scantinato, dove trovano tantissimi altri folletti simili a Gongolo e Scheggia. Doppio colpo di scena, si scopre che non era vero niente e che i tre ragazzi sono caduti in una trappola architettata dai due gnomi: non esiste nessun bosco magico e adesso verranno uccisi in modo molto truculento. Per i tre ragazzi non sembra esserci via di scampo, quando ecco arrivare Buster! Che li ignora completamente. Joe allora decide di usare il fischietto per richiamare il cane e… sorpresa, a quanto pare il fischio non solo attira il cane ma stordisce anche gli gnomi. Joe, Mindy e Moose riescono così a scappare chiudendo gli gnomi nello scantinato del negozio. Il giorno dopo il padre di Joe è affranto per la perdita dei due gnomi, come ripiego decide così di comprare (sì, sempre da Prato Amico) una nuova statua per il giardino raffigurante un gorilla alto quasi due metri. Nell’ultima pagina del libro, il gorilla fa l’occhiolino a Joe.
Fine.
Che avventura, non è vero ragazzi?
Per quanto mi riguarda ho preferito il libro all’episodio della serie tv, sostanzialmente per la costruzione della suspence che nella serie tv è praticamente assente; anche se devo ammetterlo, ho trovato il finale della serie tv molto più originale di quello del libro: lo gnomo McCall è esilarante. Certo, nemmeno il libro è perfetto e mancano risposte ad alcune fondamentali domande, per esempio dove la signora Anderson abbia trovato dei folletti dispettosi e perché ce ne siano a centinaia nel suo scantinato. Ma forse la paura nasce anche dall’impossibilità di trovare risposte a questo genere di domande.
Di sicuro ci sono episodi di gran lunga migliori come Il pupazzo parlante e Una giornata particolare, ma ve lo consiglio comunque, se non altro per vedere i finti gnomi a grandezza umana correre per i boschi.
Voi avete mai visto un episodio di Piccoli Brividi dopo averne letto il corrispettivo libro? Se sì, quale versione avete preferito?
Fatemelo sapere e ricordate:
Pelle d'oca, stai attento, stai per prenderti uno spavento!
È bellissimo poter leggere un articolo così sui Piccoli Brividi. Quando ero ragazzina sono stati i miei libri preferiti, aspettavo con ansia che mia madre o mio padre me ne regalassero uno, e quando li trovavo al mercatino scontati ne compravo due o tre, sentendomi la ragazzina più felice al mondo! Tutto, dalle copertine, al lato verde acido delle pagine, gli stickers, il font gigantesco, ogni cosa era perfetta. Ancora adesso, quando ne rileggo qualcuno, non riesco a essere critica, continuo ad adorarli! Devo a R.L.Stine e ai Piccoli Brividi la nascita della mia passione per il genere horror! Il mio preferito è “Un tragico esperimento”, come libro lo trovo ancora fantastico, la puntata della serie un po’ meno ma molto meglio di altre! Consiglio a chi si stente nostalgico, una nuova serie inglese che prende molto dai piccoli brividi (almeno secondo me) si chiama Creeped out!
RispondiEliminaBea
Grazie mille, non sai che piacere mi ha fatto leggere il tuo commento. Mi hai incuriosito su Creeped Out e ho visto che è su Netflix, lo guarderó sicuramente!
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