Nel fan-tastico mondo delle Fanfiction

 

Avete mai provato quella sensazione di vuoto esistenziale dopo aver finito una serie tv, un libro o un film a cui vi eravate particolarmente appassionati? Io sì.

Come moltissime altre persone nel mondo, a me successe dopo aver finito di leggere la saga di Harry Potter. Sfogliata l’ultima pagina dei Doni della Morte rimasi seduto in silenzio nella mia cameretta e tutto ciò che riuscì a pensare fu: “E ora?”

Le avventure, i personaggi, le creature magiche e perfino i cattivi che mi avevano tenuto compagnia per così tanto tempo; era tutto finito. Ero sconvolto.

La prima cosa che feci fu cercare tutto ciò che riguardava Harry Potter su internet e, per circa un pomeriggio, riuscì a colmare la mia sete di Harry Potter. Ma proprio come la prima dose dopo un lungo periodo di astinenza, la cosa durò poco.

Alla fine dovetti accettare la perdita e tentare di andare avanti con la mia vita, non prima di aver fatto un ultima cosa, però. Il giorno dopo mi misi al computer, aprì un file Word e scrissi di getto la prima e ultima fanfiction della mia vita. Era ambientata nell’universo di Harry Potter e il tema principale riguardava le ossessioni, ispirandomi alla mia breve e intensissima ossessione per Harry Potter in quel periodo. Scriverla fu davvero liberatorio, quasi terapeutico, e riuscì a farmi lasciare alle spalle Hogwarts e i giovani maghetti che la frequentavano.

Oltre a questa breve e unica parentesi nella mia vita ho sempre avuto poco a che fare con le fanfiction, principalmente perché il poco che avevo letto mi aveva fatto venire voglia di chiudere gli occhi e non riaprirli mai più. Personaggi stravolti, dialoghi così poco attinenti alle personalità originali da risultare imbarazzanti e situazioni senza senso farcite di tensioni sessuali mi avevano fatto spesso venire il dubbio se ciò che stessi leggendo fosse una geniale parodia, lo script di un film porno o lo sfogo ormonale di qualche adolescente con molta fantasia. Probabilmente la terza. Questo mi aveva spinto ad appiccicare una bella etichetta con scritto NO ogni qual volta che i miei occhi incappavano nella parola “fanfiction”. 

Insomma, a causa delle mie esigue e terribili esperienze, diventai prevenuto e feci di tutta l’erba un fascio; perfino mentre scrivevo la mia fanfiction su Harry Potter continuavo a ripetermi che non stavo affatto scrivendo una fanfiction, la mia era un opera letteraria di tutt’altro spessore. Mentivo a me stesso.

Ma adesso sono cambiato, crescendo si rivaluta tutto e assiomi incrollabili che avevamo da ragazzini vengono giù come castelli di sabbia. Sono pronto a redimermi.

Seguitemi in questo viaggio alla scoperta del mondo delle fanfiction, fra antichi segreti e altre cose del genere spaventosissime.

Prego, di qua.

 

Storia della fanfiction

Tra il 60 a.C. e il 7 a.C. visse Dionigio d’Alicarnasso, o Dionisio, storico e insegnante di retorica greco. Famoso soprattutto per  le sue opere storiche -tra tutte Antichità Romane- , è stato anche autore di numerosi trattati di retorica, di cui la maggior parte sono andati perduti o sono giunti fino a noi incompleti. Proprio uno di questi frammentari trattati ci interessa, intitolato “Sulla mimesi”.

Composto da tre volumi, il trattato si discosta dall’idea di mimesi aristotelica, ovvero dell’arte come imitazione della natura, per affermare invece l’idea dell’arte come imitazione di altri autori, dando anche consigli e indicazioni su quali autori e opere imitare. In questo modo, credeva Dionisio, autori e oratori potevano migliorare se stessi imparando a scrivere e parlare come i grandi del passato e, allo stesso tempo, migliorare i testi di quest’ultimi arricchendoli e rielaborandoli con parti originali.

Circa venti secoli dopo, nasceva la fanfiction.

Prima di tutto, togliamoci di dosso questo peso e definiamo cos’è una fanfiction per chi ancora non l’avesse capito. Una fanfiction (o fan fiction o fanfic o ff) è un opera scritta traendo spunto da opere già esistenti come serie tv, film, libri o fumetti. Scritte dai fan (come suggerisce lo stesso nome), hanno una lunghezza variabile che può andare dalle poche righe a interi romanzi e possono trattare argomenti o temi del tutto discostanti dall’opera originale.

I primi esempi di fanfiction avvengono nel XIX secolo quando incominciano a spuntare seguiti non autorizzati di famosi libri, in particolare quelli di Jane Austen, autrice molto popolare all’epoca. Dai lavori di Austen nasse una vera e propria corrente di fanfiction, soprattutto grazie a Orgoglio e Pregiudizio che ne ispirò più di 900.

Ovviamente ai tempi non esisteva il termine fanfiction e così questi romanzi venivano chiamati -per di più con accezione dispregiativa- pastiche, pasticcio in francese. Una delle pastiche più popolari tratte dalle opere di Jane Austen è il romanzo Old Friends and New Fancies: An Imaginary Sequel to the Novels of Jane Austen di Sybil Grace Brinton, famoso per aver integrato in un'unica trama vari personaggi da sei diversi romanzi dell’autrice. Un Avengers di altri tempi.


 

Un altro esempio è A New Alice in Wonderland di Anna M. Richards, dove questa volta alle prese con lo stravagante Paese delle Meraviglie ci sarà un’Alice di nazionalità americana.

Anche il famoso investigatore Sherlock Holmes è stato protagonista di numerose fanfiction. Maurice LeBlanc lo usò perfino come personaggio nella sua serie di romanzi sul ladro gentiluomo Arsenio Lupin ma, in seguito a un obiezione giuridica da parte dello stesso Arthur Conan Doyle, dovette cambiargli nome in Herlock Sholmes.

Un caso particolare invece fu Dracula di Bram Stoker che nelle traduzioni islandesi e svedesi del libro presentava grandi stravolgimenti nella trama originale. In entrambe le traduzioni il nome venne cambiato in Power of Darkness, la storia fu leggermente accorciata e vennero aggiunti nuovi personaggi e scene, tra cui alcune di stampo erotico. Le traduzioni furono pubblicate entrambe nel 1900 ma le differenze con il libro originale vennero scoperte solo nel 2014 dopo che un ricercatore olandese confrontò i due testi. Ora, immaginate i lettori islandesi e olandesi dell’epoca quando sentivano parlare di questo Dracula e si domandavano cosa ci trovasse di così interessante la gente in una copia di Power of Darkness senza sesso. Se siete interessati, è possibile leggere questa “nuova” versione di Dracula anche in italiano, pubblicata nel 2019 sotto il  nome di “I poteri delle tenebre. Dracula, il manoscritto ritrovato” dalla Carbonio Editore.

Le fanfiction come le conosciamo adesso però prendono forma solo negli anni ‘60 del secolo scorso, grazie al fandom di Star Trek. Pubblicate per la prima volta attraverso la fanzina (rivista amatoriale pubblicata dai fan) Spockanalia, che fa tanto film porno, molte altre fanzine seguirono l’esempio e in breve le fanfiction su Star Trek divennero diffusissime. A differenza di altri aspetti del fandom, le fanfiction erano per la maggior parte un fenomeno femminile; il 90% degli autori di fanfiction erano donne.

Con l’avvento di internet le fanfiction hanno raggiunto il loro picco di popolarità diffondendo questa pratica in tutto il mondo. Pubblicate inizialmente su forum riguardanti fandom specifici, nel 1998 ci fu la svolta e venne creato il sito FanFiction.net che rendeva possibile pubblicare, leggere e recensire fanfiction di qualsiasi opera esistente. A oggi è uno dei siti di fanfiction più famosi insieme a Wattpad.

Nel 2013 perfino Amazon puntò sulle fanfiction lanciando Kindle Worlds, una piattaforma online dove era possibile pubblicare e vendere fanfiction di determinate serie tv, serie di libri o fumetti come Pretti Little Liars, Gossip Girl, G.I. Joe, Veronica Mars e tanti altri. Nel 2018 la piattaforma venne chiusa.

 


Le fanfiction oggi

Oggi la quantità di fanfiction in giro per l’internet è probabilmente la cosa più vicina all’infinito che l’uomo possa aver mai conosciuto, dopo l’universo.

Grazie a FanFiction.net possiamo avere più o meno l’idea di quali siano le opere più appassionanti e che hanno generato più fanfiction in assoluto. Secondo una raccolta dati del primo dicembre 2020, i fandom con più fanfiction sono:

1-     Harry Potter con 827 mila fanfiction 
2-     Naruto con 433 mila fanfiction 
3-     Twilight con 221 mila fanfiction 

Se volete dare un’occhiata alla lista completa, visitate la pagina inglese di Fanfiction.net su Wikipedia

 


Ma le fanfiction influenzano il nostro mondo molto più di quanto pensiate.

Scrivere fanfiction può essere un buon esercizio di scrittura quando non si hanno idee per la testa e si rimane a fissare un foglio bianco per ore; lo sanno bene Neil Gaiman (Coraline, Sandman, American Gods), Cassandra Clare (ShadowHunters), Lev Grossman (Il mago), tutti autori che hanno dichiarato di aver scritto fanfiction almeno una volta nella vita. Ci sono poi libri che si sono guadagnati un posto nell’immaginario collettivo entrando prima dalla porta di servizio delle fanfiction. Degli esempi? La serie di Cinquanta sfumature di E.L. James, nata come fanfiction di Twilight sotto al nome di Master of the Universe, oppure la serie After di Anna Todd nata originariamente come fanfiction degli One Direction. Al di là della qualità di questi libri su cui molti hanno da obiettare, è innegabile la loro fama e i numeri di copie vendute ottenuti con il tempo, forse proprio grazie all’uso di personaggi già amati da una certa fetta di pubblico.

Adesso veniamo alla parte divertente del nostro viaggio. Sì, lo so che aspettavate questo momento fin dall’inizio, vediamo insieme qualche fanfiction davvero brutta, sbeffeggiando con snobismo gli autori di questi capolavori. Come abbiamo già visto con le Creepypasta, su Internet una delle regole vigenti non scritte è questa: più è grande una community, più è alta la probabilità che essa produca cacca. Ok, forse me la sono inventata io ma la reputo una regola abbastanza valida. Prima però, per poter ristabilire l’equilibrio cosmico e karmico e dare a Cesare quel che è di Cesare e par condicio e blablabla, citerò qualche fanfiction effettivamente interessante e che varrà il tempo perso a leggerla.

Partiamo con qualcosa di Harry Potter (sì, ancora, scusate). Ho davvero apprezzato Odd Stories, una raccolta di brevi (in media) racconti comici, leggeri, veloci e sì, anche divertenti. Tra tutte le fanfiction sequel che ho letto, una delle più godibili è stata Albus Potter and the Dungeon of Merlin's Mist, dove seguiremo le avventure del figlio di Harry e Ginny, Albus. Se avete letto La maledizione dell’erede e siete arrivati fino in fondo, riuscirete tranquillamente a sopravvivere anche a questo.

Fuori dall’universo Harry Potter invece mi è piaciuta Blue Sky, fanfiction di Portal 2. Divertente, a tratti anche commovente, davvero una buona lettura.

Una delle letture che mi ha particolarmente colpito è stata When the Moon Fell in Love with the Sun, combinazione fra Hunger Games e una fiaba norvegese. L’idea è figa e lo è anche la resa.

Adesso basta, passiamo all’attrazione principale: le fanfiction brutte. Allacciate le cinture perché sarà un lungo viaggio.

Piccolo disclaimer: nel tradurre i testi ho tentato di adattare al meglio anche gli errori grammaticali originali.

Una delle mie preferite in assoluto è la famosissima My Immortal, fanfiction su Harry Potter così trash da far venire a molti il dubbio se considerarla una delle cose più brutte partorite dalla mente umana o una geniale parodia. In My Immortal seguiremo le avventure di Ebony Dark’ness Dementia Raven Way, una giovane ragazza goth, impegnata in un pericoloso triangolo amoroso con Harry Potter e Draco Malfoy. Un assaggio:

“Uscii fuori. Draco mi aspettava di fronte alla sua macchina volante. Indossava una maglietta dei Simple Plan (avrebbero suonato anche loro allo show), dei larghi pantaloni neri da skater, smalto nero e un po’ di eyeliner (molti ragazzi fighi lo mettono!).

«Ciao Draco!» dissi con una voce depressa.

«Ciao Ebony.» rispose. Salimmo sulla sua Mercedes-Benz nera (targa 666) e volammo al concerto. Per strada ascoltammo eccitati i Good Charlotte e Marlyn Manson. Fumammo sigarette e droghe.”

“[…] E poi… all’improvviso io e Draco ci baciammo appassionatamente. Draco mi salì sopra e incominciammo a pomiciare appoggiandoci violentemente contro un albero. Mi tolse il top e io gli tolsi i vestiti. Mi tolsi perfino il reggiseno. Poi mise il suo coso nella mia voi-sapete-cosa e lo facemmo per la prima volta.

«Oh!Oh!Oh!» urlai. Ero all’inizio di un orgasmo. Incominciammo a baciarci ovunque e il mio pallido corpo divenne tutto caldo. E poi…

«CHE DIAVOLO STATE FACENDO FIGLI DI PUTTANA!»

Era… Albus Silente.”

“[…] «Sono così dispiaciuto.» disse timidamente.

«Va tutto bene. Come ti chiami?» gli chiesi.

«Mi chiamo Harry Potter, ma tutti mi chiamano Vampire oggigiorno» borbottò.

«Perché?» esclamai.

«Perché mi piace il sapore del sangue umano.» disse ridacchiando.

«Bè, io sono un vampiro.»

«Davvero?» chiese mugolando.

«Sì.» ruggii.”

Questi sono solo alcuni spezzoni dei primi capitoli. Più avanti la trama si infittisce: Voldemort dà a Ebony una pistola e gli ordina di uccidere Vampire Potter. Ebony spara a Lupin e Piton dopo averli scoperti a spiarla mentre si spogliava. Hagrid, che è un satanista, si innamora di Ebony.

Scommetto che non vedete l’ora di leggerla, non è così? Bè ho una buona notizia per voi: quel pazzo di Internet Historian l’ha recitata e perfino animata.


 

La prossima si chiama Half-Life: Full-Life Consequences, fanfiction del videogioco Half Life.

“John Freeman che era il fratello di Gordon Freemans era un giorno in ufficio a scrivere a un computer. Ricevette un email da suo fratello che diceva che alieni e mostri stavano attaccando casa sua e chievda il suo aiuto e così andò.

John Freeman chiuse il suo computer e bagnò sulla piattaforma per andare su sul tetto del palazzo dove aveva lasciato la motocicletta e gli abati da persona normale perché era nel suo camice da laboratorio. John Freeman sali sulla sua motociclett e disse «è tempo per me di essere all’altezza del nome di famiglia e affrontare le conseguenze di una vita piena» così dovette andare.

John Freeman decollò dal palazzo e fece un backflip e atterrò. Continuò a guidare giù per la strada e si assicurò che non ci fossero zombie intorno perché noon aveva un’arma.

Le compagne erano piacevoli e le piante cantavano e gli uccelli e il sole era quasi andato giù dalla cima del cielo. L’atmosfera era adatta per la missione di John Freemans di aiutare suo fratello lì dov’era. John Freemans guardò in giro per le campagne e disse «è un buon giorno per fare ciò che dev’essere fatto da me e aiutare mio fratello a sconfiggere i nemicie»

John Freeman era in ritardo e così dovette guidare molto velocemente. Una macchina della polizia era nacosta vicino così quando John Freeman passò davanti ai poliziotti vennero e volevano dargli una multa. Qui John Freeman vide il primo mostro perché il poliziotto era posseduto e aveva un headcrab [ndt. Mostro che si impossessa di un corpo attaccandosi alla testa della vittima].

«Non posso darle la mia patante agente» disse John Freeman

«Perché no?» rispose l’agenti headcrab a John Freeman.

«Perché sei uno zombie headcrab» così John Freeman sparò all’agenti in testa e scappò via pensando “mio fratello è nei guai laggiù” e accellerò.”

Azione! Pericoli! Acrobazie! Quante emozioni ci ha regalato questa fanfiction.

L’ultima fanfiction che vi presento è famosa con il nome di Legolas by Laura, fanfiction del Signore degli Anelli.

“Legolas cavalcava lungo i boschi e un giorno trovò un bebè avvolto in atibi così scese dal cavallo e andò dal bebè e poi Legolas disse «chi ti ha lasciato qui piccolina» e poi il bebè pianse e poi Legolas la raccolse e la strinse e poi il bebè smise di piangere e poi Legolas disse «il tuo nome sarà Laura» e poi Legolas e il bebè andarono a cavallo e tornarono al castello dove disse «padre madre ho trovato questo piccolo bebè nei boschi e poi la madre di Legolas si alzò e scese e disse «come può la gente lasciare un bambino nel boschio a morire.» Poi il padre di Legolas disse «la terremo» e poi Legolas era così felice.

10 Anni dopo

Legolas si alzò e andò nella stanza di Laura e disse «buongiorno» e laura disse «buongiorno anche a te». Poi Legolas disse «cosa c’è» e allora Laura disse «Legolas voglio sapere come cavalcare un cavallo». E Legolas disse «ok» e poi Legolas disse «prima devi vestirti e mangiare qualcosa e poi andremo a fare una lezione di equitazione». In tanto Strider e Gandalf stavano cavalchendo dove viveva Legolas e poi Strider disse «Gandalf non sapevo che Legolas avesse una sorella» e Gandalf disse «non lo sapevo neanche io». In tanto a Mordor il signore oscuro stava pianificando di rapire la principessa ma il boss degli orchi entrò e disse «la prenderò per te signore» e il signore oscuro disse «sì puoi»”

Sembra di leggere la saga originale, non trovate?

 

Cause di una fanfiction

Ma cosa spinge le persone a scrivere e pubblicare una quantità simile di racconti e -in alcuni casi- interi romanzi su storie già scritte da altri? A riscrivere una storia scombussolandone trame e personaggi?  

Secondo me sono vari fattori. Il primo, e probabilmente il più diffuso, è il desiderio da parte dell’autore di FanFiction (che d’ora in poi abbrevierò con AdFF) di piegare alla propria volontà la trama originale se questa non lo soddisfa. Ciò succede quando nella storia il protagonista o uno dei personaggi prendono decisioni che l’AdFF non condivide decidendo così di raccontare la sua versione dei fatti, inserendo elementi originali come l’instaurazione di una relazione sentimentale tra due personaggi (la famosa ship) o la resurrezione di personaggi morti.

Il secondo fattore sono gli ormoni ed è grazie a loro se oggi abbiamo quei capolavori a cui abbiamo potuto assistere poco sopra. L’AdFF si innamora di uno dei personaggi della storia e scrive una fanfiction in cui inserisce un/una protagonista molto simile all’AdFF (se non l’AdFF stesso) per instaurare una romanticissima relazione fra i due.

Il terzo è molto più semplice: la curiosità. L’AdFF leggendo/guardando l’opera originale si domanda “Cosa sarebbe successo se…?” (il famoso What if della narrativa), immaginandosi uno svolgersi degli eventi differente da quelli canonici; oppure immagina la storia raccontata da un punto di vista differente da quello dell’opera originale. Esempio: Harry Potter and the Methods of Rationality, una fanfiction molto popolare in cui Petunia, la zia di Harry, ha sposato un professore di biochimica, cambiando radicalmente l'infanzia del giovane maghetto facendolo crescere fra libri di scienza e razionalità. Prima che arrivi la lettera per Hogwarts, ovvio.

Il quarto fattore invece è quello di cui vi ho raccontato all’inizio, ovvero quel senso di vuoto al termine di una storia a cui si era particolarmente affezionati. Bè a quanto pare quel senso di vuoto ha un nome e viene chiamato Post-series depression oppure Post-binge watching blues nel caso avvenga dopo aver praticato del buon vecchio binge watching (guardare tutti gli episodi di una serie o stagione in brevissimo tempo). L’AdFF rifiuta di accettare il termine della storia e, in un disperato tentativo di rimandare l’inevitabile collusione con la realtà, si convince di poter portare avanti le avventure di quei personaggi che ha imparato a voler bene come fratelli. Fallendo, il più delle volte.

La Post-series depression (o PSD) sostanzialmente viene provocata dall’esagerata immedesimazione del fruitore dell’opera con quest’ultima. Ciò che ci fa provare questa forte emozione però non è tanto la storia in sé, quanto la consapevolezza di dover tornare  alla fredda realtà di tutti i giorni e a una noiosa routine. Insomma, è come se in un millisecondo il nostro cervello facesse il paragone fra il mondo reale e quello dell’immaginazione e guardandosi allo specchio con le occhiaie, il pigiama e la barba sfatta si dicesse: “Ma chi me lo fa fare?”

Ti capisco, piccolo cervello. In un articolo su Melmamagazine, si parla proprio di questo e Jeanette Raymond, psicologa, dice:

“La sensazione di vuoto e depressione dopo esser stati coinvolti da qualcosa di così avvincente è dovuta al fatto che una parte di te muore quando questa esperienza finisce. Per poterne godere appieno, ti ci immergi dentro e diventi parte di essa. È questo che la rende così attraente- ti sei aperto a tutte le emozioni. Ti soddisfa completamente […] e non solo dandoti le cose buone ma anche quelle profonde come emozioni e debolezze e facendolo in modo sicuro, senza esserne ferito. Tuttavia, quando finisce, si prende quella parte di te con sé; hai ceduto questa parte di te all’esperienza, consumandola.”

“Non importa quanto l’esperienza sia stata buona, la realtà adesso sembra vuota, e così reagisci con dolore, depressione e insicurezza. È un tributo all’esperienza che ti ha dato tanto senza farti affrontare veramente tutte le difficoltà che affronta l’eroe/l’anti-eroe. Hai preso in prestito le loro vite e adesso devi restituirgliele.”

Questo è proprio quello che passai finito di leggere Harry Potter, pensai solo “e adesso cosa dovrei fare della mia vita?”.

Ciò che leggerete qui di seguito è la mia risposta a questa domanda. Se la sorte è ironica come dicono, forse in futuro questa fanfiction finirà in un articolo sulle peggiori fanfiction mai scritte.

 

La mia fanfiction

Robert premette a fondo il dito contro il bottone lucido del citofono. Si sfregava le mani, alitandoci sopra per scaldarle, ed ogni volta una nuvoletta bianca di condensa gli usciva dalla bocca. Citofonò di nuovo.

“Chi è?” chiese una voce smorta.

“Tommy, sono io, Rob. Ti ricordi, ti ho chiamato ieri sera!” rispose Robert, il tono apprensivo e calmo, come se parlasse a un bambino.

“Ah, Rob. Quinto piano, prima porta sulla destra.”

La serratura del cancellò scattò. Robert salì le scale e, ansimando, finalmente arrivò davanti alla porta. Non era abituato a prendere le scale. Bussò. Sentì una serie di serrature e chiavistelli venir smontati dietro la porta. Finalmente la porta si aprì e comparve Tommy. Aveva un aspetto trasandato: era in un pigiama stropicciato e sporco, ai piedi indossava delle ciabatte consunte; la barba era sfatta e i capelli castani, ora lunghi e unti, gli cadevano sulle spalle. Sotto gli occhi aveva due aloni neri dalle sfumature violacee, come se non dormisse da giorni, o dormisse troppo, e la faccia era di un colore bianchiccio.

“Ehi, Rob. Entra pure.” Tommy si fece da parte e tese una mano verso l’interno dell’appartamento. Robert sorriso, tentando di nascondere lo stupore per il nuovo aspetto del suo amico; strofinò la suola delle scarpe lucide sopra il tappetino ed entrò. L’appartamento sembrava non fosse stato pulito e messo in ordine da molto tempo, sui ripiani dei mobili si era formato un leggero strato di polvere; il pavimento, una volta lucido, adesso era opaco e macchiato da ciò che Robert pensava dovesse essere caffè. L’aria era viziata, le finestre erano chiuse e le tapparelle mezze abbassate, nonostante fossero ancora le tre del pomeriggio, così la stanza era in parte nella penombra. 

Robert seguì Tommy in salotto, dove lo fece accomodare su un divano. I cuscini erano sformati e le fodere stropicciate, il tavolino di fronte a lui era strabordante di tazze, piatti e incarti di merendine. Tommy tentò di fare un po’ d’ordine ma la situazione non migliorò.

“Allora, Tom, come stai?” disse Robert nel tentativo di rompere quell’imbarazzante silenzio. Guardare Tommy gli faceva davvero impressione, era strano guardare quell’uomo e pensare che fosse uno dei suoi più cari amici. Gli si stringeva il cuore a vedere come si era ridotto.

“Io? Sto bene, sì, sto bene, un po’ acciaccato ma sto bene.” rispose Tom, senza incrociare lo sguardo dell’amico.

“Sai, ti ho chiamato perché è da tanto che non ti vediamo al bar a berti una birra con me e Nathan e Freddie. Eravamo preoccupati, Tom.”

Tommy guardò in aria, si grattava la testa e aveva la stessa espressione di chi fosse stato colto in fragrante a fare qualcosa di vietato.

“Io, io…”, sospirò, “diciamo che non sto passando un momento tanto bello, ok? Il lavoro, la salute, Anna…”

“Che è successo con Anna?” Chiese Robert, preoccupato. Tommy incominciò a girare per la stanza, come se cercasse le parole giuste. Strisciava i piedi per terra, poi si appoggiò vicino alla finestra e incominciò a giocare con il laccio delle tapparelle.

“Diciamo… diciamo che non è andata a finire bene. Ci siamo lasciati, Rob.” Gli occhi di Tommy, dietro il riflesso della luce tenue che trafilava fra le tapparelle, aveva illuminato i suoi occhi lucidi.

“Oh… mi dispiace Tom. So quanto ci tenevi ad Anna.” Disse Robert, con il capo chinò desiderando di non averglielo chiesto.

“Sì, bè, ormai è andata. L’ho beccata a letto con uno, un suo collega. Ero uscito prima da lavoro e volevo fargli una sorpresa e…” disse tremante Tommy. La voce gli si strozzò in gola e Robert vide gli occhi velarsi di lacrime.

“Scusa Tom, non avrei dovuto chiedertelo.”

Tommy si passò una manica del pigiama sugli occhi, e si girò di nuovo verso il salotto, guardandosi intorno in cerca di qualcosa, poi andò verso il tavolino e raccolse il vassoio.

“Ci beviamo un caffè, eh, che ne dici?” disse in un tono forzatamente allegro. Robert fu preso alla sprovvista, e sorrise, reggendo il gioco.

“Ehm, sì, sì un caffè mi ci vuole proprio, con questo freddo poi… vuoi che ti aiuti?.”

“No, non ti preoccupare, sarò pure messo maluccio ma penso di poter ancora portare un vassoio da solo!” Tommy rise e a Robert scappò un ghigno. Gli parve che l’aria incominciasse a scaldarsi.

“Allora due caffè in arrivo” disse Tommy, strisciando nell’altra stanza, poi aggiunse, “e non rubare niente!”

“Guarda che quella volta a rubarti la statuina africana è stato Nathan!”

“Strano, lui dice la stessa cosa di te!”

Robert sorrise e scosse la testa. Si alzò e fece un giro per il salotto. Dall’ultima volta che c’era stato, tutto sembrava essere invecchiato di dieci anni. Sporco e polvere lo facevano da padroni, perfino la Tv era impolverata e il telecomando giaceva affianco senza pile. Il ripiano dove poggiava la televisione era costellato di statuette di legno in stile africano, alcune erano capovolte o sdraiate, ad altre invece mancano visibilmente dei pezzi o erano scheggiate. Robert sapeva di chi erano. Anna aveva una passione per quelle statuine, gliene aveva regalate diverse anche a lui ma le aveva buttate. Le trovava inquietanti e adesso che sapeva cosa aveva fatto Anna, non se ne pentì affatto. Una delle statuine rappresentava due figure stilizzate di legno scuro che si abbracciavano, in ginocchio l’una di fronte all’altra. Alla donna, riconoscibile dalle protuberanze che dovevano rappresentare dei seni, era stata spaccata la testa. Robert non conosceva molto Anna, eppure fra lei e Tommy non sembrava ci fossero mai stati problemi, Tommy parlava sempre a lui e ai ragazzi di quanto l’amasse, dei progetti che facevano insieme, dei viaggi e, diceva sempre con aria un po’ trasognante, magari un giorno, prima o poi, l’avrebbe sposata. Pensare a tutto ciò gli faceva contorcere lo stomaco dalla rabbia.

Continuò il giro di perlustrazione. Intanto di là sentiva andare la macchinetta ed un aroma di caffè si diffuse nell’aria. La libreria che attorniava la Tv era anch’essa impolverata e così i libri all’interno, tranne per uno scaffale, particolarmente pulito e ordinato. I libri, a differenza di tutti gli altri, erano tenuti con cura e ordine seppur le costine fossero consumate, segnò di uno smodato uso. Robert inclinò la testa per leggere meglio il titolo…

“Ti piace?” disse Tommy. Era sulla soglia della cucina e reggeva un vassoio di plastica rosso con sopra due tazze di caffè fumanti.

“Mi piace cosa?”

“Harry Potter, ti piace?” insisté Tommy. Appoggiò il vassoio sull’unico angolo di tavolino ancora sgombro e si avvicinò a Robert.

“Diciamo che preferisco altri generi, sai, la magia, i folletti, gli hobbit e tutte quelle cose là…nah. Preferisco la fantascienza” rispose Robert. Nello scaffale affianco c’erano anche tutti i dvd di Harry Potter, nelle edizioni standard e quelle speciali.

“A parte che gli hobbit non c’entrano niente con Harry Potter…”

“Scusa, scusa.” Disse Robert, alzando le mani e aggrottando le sopracciglia.

“…e poi, io invece ne vado matto. Fin da piccolo sono stato un grande appassionato, ho letto di tutto, davvero, tutti i libri sull’universo espanso, e quando ancora dovevano uscire, io mi accaparravo davanti alla libreria insieme ai miei per acquistarne una copia. Diavolo, se si esaurivano in fretta.”

“Sì, ricordo che c’erano stati un po’ di casini per accaparrarsi una copia, ne parlarono al telegiornale.” Rispose disinteressato Robert.

“Una volta papà litigò con una perché ci aveva superato in fila. Non ti dico il casino. Diciamo che Harry Potter mi ha accompagnato fin da quando ero piccolo, sognavo sempre di poter vivere le sue avventure…” disse Tommy. Aveva lo sguardo vacuo, perso nel vuoto.

“…ma poi si cresce.” Aggiunse.

“Non mi dirai che sei uno di quelli super fissati con questo genere di cose.” Disse Robert, alzando gli occhi al cielo. Stava studiando una lettera che aveva trovato fra due libri, ancora sigillata. Dove avrebbe dovuto esserci il mittente, c’era un timbro con scritto -Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts- .

“In verit- ehi, ehi, ehi, lascia quella roba, avanti, chi ti ha detto di toccarla. Ehi!” Tommy tentò di togliere la lettera dalle mani di Robert ma questo fu più veloce e riuscì a divincolarsi dalla sua presa, scivolò via e aprì la busta, divertito.

“Siamo lieti di informarla che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà-“ leggeva ad alta voce Robert, in tono solenne. Camminava velocemente intorno alla stanza, tenendo la lettera in alto per non farsela riprendere da Tommy, ma quest’ultimo con un balzò riuscì a strappargliela dalle mani e a nasconderla in un libro preso casualmente.

Robert si sedette sul divano, rideva così tanto che gli vennero delle fitte al costato. Tommy lo guardava infuriato.

“Dovresti farti gli affari tuoi!”                                                            

“Ma avanti, Tommy, era per ridere. E poi che diavolo era quella cosa?”

“è una… una lettera di ammissione a Howgwarts. L’ho comprata su Internet e me la sono fatta spedire qui.”

“Si, ma… perché?” chiese Robert, prendendo una delle tazzine rosse.

“Perché? Perché? Cristo, Robert, ma guardami! Ti sembra vita, questa? Mi sembra di vivere un incubo, un incubo da cui non riesco a svegliarmi. Ogni giorno è sempre lo stesso, mi sveglio la mattina e desidero morire, morire se penso all’agonia di dover vivere un altro giorno come il precedente. Ma loro”, e indicò i libri di Harry Potter sullo scaffale, “mi permettono di evadere da tutto questo. Sai, ultimamente li sto rileggendo da quando sto sempre a casa e-“

“Aspetta, cosa?” lo interruppe Robert, “e perché dovresti essere “sempre a casa”? E il lavoro?” Robert posò la tazzina vuota sul vassoio e si alzò di scatto.

“Io… non ci vado più Rob. Non ci voglio più andare. Da quando Anna…è diventato tutto troppo difficile. Non riesco più ad andare avanti così, Rob.” Tommy scosse la testa, sembrava sul punto di piangere di nuovo. Si girò verso i libri e incominciò ad accarezzarne le costine.

“Ma questi… con questi posso vivere le avventure che la vita non mi offre. Nel loro mondo di magia tutto si risolve, alla fine. L’amicizia, l’amore, la fiducia, la bontà, la fedeltà; Rob, quando leggo questi libri tutte queste cose mi sembrano possibili, mi sembrano reali.”

“Ma sono reali anche qui! Quella non è la realtà, Tommy, questa lo è! Quella in cui viviamo adesso. Senti, capisco come tu ti possa sentire per ciò che ti ha fatto Anna ma arrivare perfino a lasciare il lavoro! Come le paghi le bollette? Come la fai la spesa? Tommy, forse dovresti farti vedere da qualcuno, lo dico per il tuo bene.”

“Tu non capisci, Rob. Io oramai non mi sento più vivo nella realtà. Io mi sento vivo qui dentro, affianco a questi maghi. Dormo tutto il giorno, Rob, dormo per sognarli. Ci credi che mi sento davvero a casa, mi sento vivo solo quando dormo, nella mia testa? Mangio e dormo e quando mi sveglio penso già a cosa sognerò la prossima volta che andrò a dormire. Rob, prima che arrivassi qui stavo dormendo e li stavo sognando, eravamo tutti insieme a Hogwarts e seguivamo le lezioni, camminavamo nei corridoi della scuola. Era tutto così bello, Rob.” Adesso Tommy piangeva.

Robert era impietrito davanti alla confessione dell’amico. Guardava la mano di Tommy accarezzare quei libri, come se accarezzasse una persona amata.

“Io… io non so cosa dire Tom. Io…forse è meglio che vada. Porto via il vassoio.”

“Lascia. Faccio io.” disse Tommy. Aveva gli occhi rossi e la faccia contratta in una smorfia, una smorfia di dolore. Prese il vassoio e strisciò verso la cucina. Non appena se ne fu andato, Robert incominciò a frugarsi nelle tasche della giacca. Da quando avevano pubblicato quelle storie, il mondo dei babbani era diventato un casino. Estrasse una stecca di legno, lunga circa una spanna e mezzo. La punto verso la libreria e mormorò qualcosa. I libri e i Dvd di Harry Potter scomparvero.

Un rumore improvviso fece sobbalzare Robert dallo spavento.

In piedi, sulla soglia della cucina, c’era Tommy. Ai suoi piedi cocci di ceramica e caffè rovesciato. Guardava Robert, tremante. Robert spalancò gli occhi non appena lo vide.

“R-rob, tu…”

Doveva sbrigarsi finché era ancora fermo.

“M-mi dispiace, Tommy. È per il tuo bene.” Balbettò Robert. Gli puntò la bacchetta contro.

Oblivion” sussurrò.

 

Fine

 

Il Fine finale l’ho aggiunto adesso, tanto per precisare.

Volete sapere una cosa? Mentre rileggevo la mia fanfiction mi sono ritrovato a fantasticare su un mondo molto simile al nostro dove i maghi devono convivere con una società di babbani venuta alla conoscenza della storia di Harry Potter grazie a libri e film, con tutte le conseguenze scaturite da ciò. Cosa ancor più interessante, mi è venuta voglia di modificare la mia fanfiction per integrare quest’idea nella storia ed espanderne i confini scrivendone un seguito. Il terzo fattore, appunto. Tranquilli, non l’ho fatto e la fanfiction è rimasta la stessa che il me ragazzino aveva manifatturato con tanta incuria.

Cosa abbiamo imparato oggi?

Bé, che avevo torto a giudicare male tutte le fanfiction perché molte di esse possono tenerti incollato alla pagina esattamente come farebbe un buon libro. Non conta di cosa scrivi ma come lo scrivi.

Ho imparato anche un'altra cosa: posso passare una giornata intera a leggere fanfiction brutte e piangere dal ridere per ognuna di esse. Il mio cuore appartiene a loro.

 


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