Bobbio: visita a uno dei borghi più borghi d'Italia

 


Nella val Trebbia, sulla sponda sinistra dell’omonimo fiume, siede su una collina uno dei borghi più belli d’Italia, se non del mondo, perfino. Proprio la collina su cui mi sto inerpicando con la macchina aziendale fornitami dalla Cucuzzolo Editori per la loro nuova collana “BORGHI E STRABORGHI”, destinazione: Bobbio.

È una mattina soleggiata di primavera, gli alberi rivestono i monti intorno a me di verde e il fiume Trebbia è in secca, lasciando scoperto il suo scheletro di massi e rocce fra i cui interstizi striscia una esile lingua di acqua. Davanti a me una coda di auto che un gruppo di motociclisti si lascia agevolmente alle spalle sorpassandoci tutti. Li guardo con invidia, chiedendomi come mai la Cucuzzolo Editori non si sia munita di una moto aziendale se tanto ci tiene a mandarmi nei più bei borghi d’Italia che solitamente si trovano in posti sperduti fra infiniti tornanti e strade a una corsia e mezzo.

Non che abbia mai guidato una moto, intendiamoci. Ma sarebbe più comodo.

Raggiungo Bobbio e passo un buon quarto d’ora a cercare un parcheggio insieme a un’altra decina di automobilisti. Per un miracolo voluto da San Colombano in persona (patrone del borgo) riesco a infilarmi in un parcheggio vicino a un benzinaio, stretto fra un suv e un muro. Noto il cartello del limite di sosta a due ore e sposto il disco orario avanti di un’ora che tanto alle multe poi ci pensa la Cucuzzolo scalandole dal mio – magro – compenso.

Bobbio è un paese che trasmette calma e serenità, soprattutto quando non ti scoppiano nelle orecchie i rombi assordanti delle numerose moto passanti per la strada che porta a piazza S. Francesco. Si può passare il pomeriggio esplorando questo borgo (uno dei più etc.) fra chiese e chiesette. Come prima visita mi dirigo alla concattedrale di Santa Maria Assunta in piazza Duomo dove all’interno si possono ammirare dei fantastici affreschi che ne decorano le navate. I soffitti, che ricordano un cielo stellato dalla tinta di un blu marino, ipotizzo siano fantastici e dico ipotizzo poiché la concattedrale all’interno permane nell’oscurità nonostante sia mezzogiorno. Mi guardo in giro è trovo una cassetta recante un cartello con scritto: “DONAZIONI PER ILLUMINARE” e rimango interdetto perché non capisco se donando avrei acceso immediatamente l’impianto di illuminazione o piuttosto l’avrei dovuto intendere come “dona per permetterci di pagare le bollette della luce”; bollette che, a non-vedere gli affreschi, al momento devono ammontare a una somma davvero esigua.

Finito il giro nella concattedrale esco fuori e vado all’attrazione più famosa di Bobbio: Ponte vecchio o anche chiamato Ponte Gobbo per il suo profilo irregolare o in alternativa chiamato anche Ponte del Diavolo poiché la leggenda vuole che San Colombano (sì, il patrono) abbia costruito il ponte grazie all’aiuto di nientepopodimeno che il diavolo in persona, offertosi di costruirlo in cambio dell’anima della prima persona che lo avrebbe attraversato. San Colombano ovviamente, da uomo dall’incrollabile fede, accettò. In una notte il ponte venne tirato su grazie all’aiuto di una schiera di Demoni che ne sorreggevano le arcate. La mattina dopo arrivò San Colombano e nell’estasi di un delirio religioso incominciò a dire cose come “Diavolo dacci i mezzi di produzione” e “sfruttamento dei poveri Demoni proletari” in seguito fece attraversare per primo il ponte a un cane o al suo fedele orso - qui le versioni tendono a discordare fra loro – negando così a suo dire il “plusvalore al padrone”.

Sotto al ponte il Trebbia sembra riprendere un po’ di vita e infatti sdraiati sulla roccia levigata del letto scoperto sonnecchiano a prendere il sole una moltitudine di turisti mentre dalla riva qualcuno si tuffa nelle acque fredde del fiume.

Torno verso il centro di Bobbio e mi dirigo all'Abazia di San Colombano dove, nella basilica vicino, si trova proprio il sarcofago del patrono. Con mia grande sorpresa all’interno dell’abazia scopro la presenza di due musei, uno cittadino e l’altro chiamato Collezione Mazzolini in cui dovrebbero essere perfino esposte delle opere di Giorgio de Chirico.

Sfortunatamente la cassa comune dei musei non accetta carte ma solo contanti. Me ne vado sconsolato alla basilica per ammirare il sarcofago di San Colombano e il mosaico pavimentario posti entrambi nella cripta. Mentre scendo gli scalini un’oscurità improvvisa mi inghiotte. Vedo due ombre avvicinarsi verso di me, una alta e grossa l’altra piccola e ingobbita. Una visione mistica? San Colombano e il suo cane/orso? No, una coppia di anziani.

<<Mi scusi, non è che lei avrebbe un cinquanta centesimi? Mio marito non ha dietro il portafogli>>

<<Sfortunatamente no, non ho monete. Posso chiederle come mai signora?>>

<<Per illuminare la cripta>> e mi indica una cassetta appesa a una delle pareti.

Incomincio a pensare che Bobbio abbia un serio problema di illuminazione. E non solo.

Dopo aver affrontato impervie salite arrivo al castello Malaspina, uno dei punti più alti di Bobbio dove poter ammirare al meglio il borgo e il paesaggio circostante. Vado alla cassa per fare il biglietto e indovinate un po’? Non accettano carte ma solo contanti. Gli spiego alla cassiera che non è possibile nel 2022 non accettare carte, che le monete pesano e i portafogli per uomini stanno diventando sempre più piccoli e che io devo tornare a casa con qualcosa da dire all’editore della collana “BORGHI E STRABORGHI” se voglio guadagnarmi almeno il rimborso della benzina. Impietosita, la cassiera dice all’addetta al controllo dei biglietti di lasciarmi passare e così, sotto lo sguardo irritato degli altri visitatori, riesco a visitare il castello. Bello. Un po’ scarno all’interno. Una delle stanze della torre più alta ha due colonnine su cui sono posti delle piramidi trasparenti al cui interno vengono proiettati ologrammi di oggetti d’epoca medievale. Nella stanza accanto ci sono gli stessi oggetti ma stampati su dei fogli di carta e appesi alle pareti. Fine.

Finita la visita guardo l’orologio e mi accorgo essere arrivata quasi l’ora del mio appuntamento con il direttore dell’Ente per il Rinnovo Storico di Bobbio (ERSB), appuntamento che l’editore definisce “fondamentale per comprendere a 360° le radici storiche di uno dei borghi più belli d’Italia”.

Vado quindi al municipio e qui una dipendente comunale mi accompagna davanti a una porta, schiacciata tra una macchinetta del caffè e il carrello porta mocio della donna delle pulizie, su cui è attaccato mediante del nastro adesivo un foglio con scritto:


Ufficio e sede

ERSB

non disturbare se non

assolutamente

necessario!!!!


Busso.

<<Chi è?>> urla dall’interno una voce acuta e sgraziata.

<<Cucuzzolo Editori. Il vostro direttore dovrebbe aver parlato con il mio editore qualche giorno fa per un servizio sui Bobbio.>>

<<Ah, sì sì ma certo, prego entra… ehm, entri.>>

Apro la porta e la prima cosa che vedo è la faccia brufolosa di un ragazzino magrissimo che si asciuga la fronte imperlata di sudore passandoci sopra una mano e porgendomi la stessa un secondo dopo per stringere la mia.

<<Ciao>> gli dico, alzando il gomito destro.

<<Ah giusto, il virus...>> e ci battiamo i gomiti.

<<Non c’è il direttore?>>

<<Sono io il direttore.>>

<<Ah.>>

<<Eh Sì>> risponde, scavalcando la scrivania e lasciandosi cadere su quella che mi sembra essere proprio una sedia da gaming di un colore rosso acceso.

<<Accomodati pure lì, guarda>> e mi indica una vecchia sedia da ufficio a cui manca un bracciolo, su cui sedile sono sparsi decine di fogli stracciati.

<<Si quelli lasciali pure a me, ecco, grazie>> dice aprendo un cassetto della scrivania e lanciandoci dentro i fogli.

Mi guardo intorno e mi accorgo solo ora di quanto sia minuscolo l’ufficio, il cui spazio è occupato per la maggior parte dalla scrivania e da una libreria alle mie spalle, lasciando sgombro solo lo spazio necessario per aprire la porta e per la sedia su cui sono seduto, rendendo il tutto abbastanza claustrofobico e dandomi la sensazione di trovarmi in uno spazio originariamente pensato per ospitare scope e detergenti. Per terra, vicino la scrivania, le ventole illuminate a led di un computer fanno lo stesso rumore di un motore jet e eiettano aria abbastanza calda da poterci bollire una pentola d’acqua. Alla parete di fondo, dietro la scrivania, è appesa una riproduzione della Gioconda. Il direttore intercetta il mio sguardo e mi sorride.

<<Lo sapeva che il paesaggio alle spalle della Gioconda è Bobbio?>>

<<Onestamente, no. Da cosa si capisce?>>

<<Il ponte lì sulla destra, è il ponte del diavolo. Lo vedi?>>

Mi avvicino e strizzo gli occhi per vedere meglio. Il ponte c’è, ma è lineare e non ha per niente il profilo zig-zagoso del Ponte del diavolo o Ponte vecchio o Ponte gobbo.

<<Mmh sì, può essere>> gli rispondo per non guastare l’intervista e andarmene al più presto da questo sgabuzzino.

<<Lo è, lo è...>> farfuglia soddisfatto.

<<Ok, quindi, di cosa si occupa esattamente l’Ente per il Rinnovo Storico di Bobbio? Quando è nato?>>

<<Bè, l’ERRESSERREBE è di fondazione recente, poco più di qualche mese. È stato fondato da me, direttore e al momento unico membro dell’ente, ma abbiamo->

<<Abbiamo?>>

<<Ma ho già in piano di espanderlo e permetterne l’adesione a chiunque abbia a cuore la storia di Bobbio. Abbiamo già un gruppo telegram ed è in lavorazione un sito internet in cui gli utenti possono condividere le proprie storie di vita vissuta e ricordi legati al borgo per guadagnare punti da poter spendere in vari locali della zona.>>

<<Interessante. Ma cosa impedisce agli utenti di non inventarsi storie solo per guadagnare punti? Chi controlla la veridicità delle storie?>>

Il direttore sgrana gli occhi e mi fissa a bocca aperta senza sapere cosa dire per un minuto buono. Imbarazzato del silenzio cambio argomento.

<<Cosa vuol dire esattamente “Rinnovamento Storico”?>>

<<Vuol dire: voglia di nuovo! Scriva così nell’articolo, mi raccomando. Taglia questa parte ovviamente. Anche questa. Rinnovare storicamente Bobbio vuol dire avvicinare i giovani e soprattutto i turisti alla storia di questo borgo che di storie ne ha tante da offrire. Vuol dire prendere quei vecchi libri ammuffiti che risiedono nella nostra biblioteca e nei nostri archivi e portarli fuori all’aria aperta. Vuol dire vivere appieno Bobbio nel presente, nel passato ma soprattutto nel futuro. Questo vuol dire Rinnovamento Storico per l’ERRESSERREBE.>>

<<Non mi è molto chiara come definizione, puoi farmi qualche esempio?>>

<<Ma certo. Bobbio è un borgo antico, antichissimo, anzi a dir la verità la sua storia risale ancor prima di qualsiasi altra civiltà che potresti trovare su un qualsiasi libro di storia.>>

<<Cioè?>>

<<Migliaia e migliaia di anni fa un antico popolo abitava queste verdi e fertili terre: mite, incline alla vita contadina e amante del buon cibo; era infatti seduti a tavola che questi individui passavano gran parte della loro giornata bevendo e scherzando in compagnia. La sera amavano dondolarsi sulle loro piccole sedie a dondolo e fumare la pipa osservando il sole tramontare dal porticato delle loro piccole case.

<<Piccole?>>

<<Sì, era un popolo dalla bassa statura, come quella di un bambino, ma avevano dei caratteristici piedi lunghi, pelosi e sporchi, poiché ovunque decidessero di andare ci si recavano scalzi.>>

<<C’è qualche prova della loro… esistenza?>>

<<Sfortunatamente la loro origine risale a così tanto tempo fa che non ci è giunta nessuna prova del loro passaggio su queste terre, però...>>

<<Però?>>

<<...si narra di un anello, tramandato fra alcuni membri di una stessa famiglia, così potente da attirare su di sé l’attenzione della più malvagia forza maligna che la terra -Bobbio in particolare- avesse mai conosciuto. Solo grazie all’aiuto di un potente stregone e di alcuni coraggiosi guerrieri si evitò il peggio.>>

Dove avevo già sentito questa storia?

<<Scusami, potresti ripetermi il nome di questo popolo?>>

<<Li conosciamo sotto il nome di Bhobbit.>>

<<Mi sa che non ho capito bene.>>

<<E questa terra la chiamavano… Bobbiville.>>

Gli sorrido e aspetto che rida. Non ride.

<<Mi stai prendendo in giro? Questo è il Signore degli Anelli.>>

<<Un opera tratta liberamente -anche troppo se devo dire la mia- dalla storia del nostro bellissimo borgo. Per tua informazione sir J.R.R. Tolkien passò a Bobbio l’intera estate del ‘35 in cerca d’ispirazione per il suo libro. Peter Jackson venne a girare qui alcune delle scene più importanti della sua trilogia.>>

<<Penso che me ne andrò.>>

<<In una scena tagliata della Compagnia dell’Anello si può vedere il ponte Gobbo in lontananza e->

<<Sì, penso proprio che me ne andrò. Grazie di tutto, anzi di niente.>>

<<Aspetta! No, scusi, aspetti! Non vuoi sentire della scuola di magia di Bobwarts? Dove adesso si trova il castello Malaspina?>>

<<Ho già letto i libri, grazie.>>

Mentre mi alzo dalla sedia il direttore tira fuori da un cassetto della scrivania un raccoglitore raffigurante in copertina Asuka di Neon Genesis Evangelion e incomincia a sfogliarlo freneticamente. Vado verso la porta e do un ultima occhiata alla stanza, in particolare alla libreria. Quelli che pensavo fossero vecchi libri si rivelano essere a uno studio più attento vari Omnibus della Panini e volumi di manga tra cui spicca la Colossal Edition de L’Attacco dei Giganti.

<<Guardi questa foto scattata nelle campagne di Bobbio: una grossa creatura scimmiesca fugge fra gli alberi dall’obbiettivo. Gli abitanti lo chiamano il Piedone di Bobbio. O Bob foot.>>

Il direttore mi segue continuando a mostrarmi ovvi fotomontaggi presi da internet fra cui il celebre mostro di Loch Ness, un alieno su un tavolo operatorio e un uomo-falena in cima a un ponte. Proprio mentre mi mostra quest’ultimo il direttore inciampa e il raccoglitore gli vola di mano spargendo ritagli ovunque sul pavimento.

Esco dal municipio e torno al parcheggio dove ho lasciato la macchina e proprio prima di girare la chiave noto un foglietto incastrato sotto al tergicristallo: una multa. Ottimo.

Metto in moto e parto, domandandomi cosa scrivere di tutta questa giornata e soprattutto in quale dei numerosi borghi più belli d’Italia la Cucuzzolo Editori deciderà di inviarmi per punizione dopo aver letto qualsiasi cosa avrò deciso di mandargli.

Devo cominciare a tenermi da parte le monete.

O una torcia.



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