Guarda Mamma, adesso sono un vero uomo!

 

Un po’ di tempo fa conoscevo un tale, un bergamasco, molto fissato con le donne. Io ero (e sono tutt’ora, per certi versi) completamente negato con il genere femminile. Ogni volta che una ragazza ci passava davanti, lui me la indicava con un cenno della testa e sgomitando mi diceva “Fà l’òm!”. Non ho mai capito cosa intendesse dire. Forse voleva che andassi da questa ragazza e gli chiedessi di uscire, o il numero? Voleva che prendessi una grossa clava, gliela sbatacchiassi in testa e la trascinassi in una caverna per fargli vedere la mia collezione di pellicce di mammut?

Cosa voleva dire con “fa l’uomo!”?

Le possibilità sono due: I) comportati in modo virile e mascolino o II) fai la persona matura e prenditi le tue responsabilità. Ora, dato che non vedo quale responsabilità avrei dovuto avere nei confronti di una sconosciuta, scarterei quest’ultima opzione.

Quindi dovevo comportarmi in modo virile, da maschio. Cosa che, secondo lui, si poteva dimostrare solamente con il numero di donne portate a letto. Avevamo due idee di uomo decisamente diverse.

Qualcuno dei due aveva torto?

Nell’infanzia, o almeno nella mia, era molto distinto cosa era da maschi e cosa da femmine: le macchinine e le bambole, il calcio e la danza, il banco da carpentiere/meccanico e la cucina, giusto per fare un paio di esempi. Insomma da bambini ciò che distingue gli uni dagli altri era rappresentato per di più da cose materiali.

Quando si entra nella pubertà e nell’adolescenza, ciò che cambiano sono gli atteggiamenti. Imitando i grandi intorno a loro e quelli visti in televisione o al cinema, gli adolescenti incominciano a farsi un idea di come un “vero uomo” si comporta, con gli altri maschi e con il sesso opposto. Idea impressa nella mente per tutta la vita, cosicché quando avranno un figlio gli compreranno il banco da carpentiere e quando questi sarà adolescente gli diranno come comportarsi e così via in un ciclo infinito di uomini che dicono a copie minuscole di sé stessi come essere uomini.

Negli anni, con l’ascesa dei gruppi femministi e la diffusione delle loro ideologie, l’insieme degli atteggiamenti e delle caratteristiche formanti l’idea popolare di “uomo” è stata messa in dubbio. La definizione di “mascolinità tossica” è diventata presto d'interesse pubblico.

Per mascolinità tossica si intende quelle regole culturali e le attitudini sociali che tentano di descrivere l’uomo, il suo ruolo nella società e il suo rapporto con le donne o con le altre persone. Spesso queste regole si concentrano più su cosa un vero uomo NON deve fare piuttosto a ciò che invece deve fare, esempi molto popolari: “un vero uomo non piange mai” o “un uomo non potrà mai essere amico di una donna” o ancora “un uomo non fa le pulizie di casa” e cose del genere. Sono così numerose queste regole che se qualcuno dovesse decidersi a seguirle tutte probabilmente farebbe prima a passare il resto della sua vita da eremita in cima a un monte per non rischiare di contravvenire a una di queste regole; a meno che isolarsi dal genere umano sia una cosa da “non veri uomini”, nel senso, a chi dimostri di essere un vero uomo se ci sei solo tu? In questo caso gli astronauti devono percepire un gravoso danno alla propria mascolinità una volta soli nello spazio, danno a cui si può porre rimedio soltanto ritornando a terra o morendo in modo tragicamente eroico. Cosa che mi fa nascere un dubbio: chi è più “uomo” tra un astronauta e un pompiere? E tra un veterano e un astronauta? E tra un pompiere e un veterano? Il pericolo e la violenza (fisica o psicologia a cui si è sottoposti) sono il metro di valutazione della mascolinità? Oggi direi in modo convinto no. Eppure gli esempi della mia infanzia dicevano tutto il contrario: l’uomo virile è grande, muscoloso e sprezzante del pericolo. E da ragazzino la mia idea di uomo era proprio questa. Quando si cresce, le idee cambiano e quelle del presente cozzano con quelle del passato.

Migliaia di domande mi assillano e comprendo che certi miei miti e idoli facciano a botte fra di loro. Sono un fan sfegatato di Hemingway e la sua idea di mascolinità mi affascina moltissimo, eppure non penso di potermi mai comportare in un modo simile. Allo stesso modo amo Woody Allen, nonostante sia di gran lunga l’esempio di uomo più lontano dall’ideale comune di virilità. Mi affascina anche il personaggio di Vittorio Gassman (Bruno) ne Il sorpasso, i cui modi di fare spigliati e sicuri conquistano chiunque, eppure mi rivedo di più in Roberto, il timido compagno d’avventure sempre silenzioso e sulle sue.

Ritorniamo sempre alla stessa domanda alla fine: cosa vuol dire essere un vero uomo?

Prima di arrivare al nocciolo della questione, vediamo qual era la definizione di vero uomo in quella rapida successione di eventi che è stata la disgraziata storia dell’umanità.

 

Breve storia della mascolinità

Tanto tempo fa, moltissimo tempo fa, un uomo selvaggio, vestito di sole pellicce, andava dicendo in giro di essere un vero uomo e, per dimostrare quanto fosse vero ciò che stava dicendo, prese dei tronchi e li spezzò a mani nude. Le donne impazzivano per lui. Un giorno arrivò un altro selvaggio e disse a tutti che il vero uomo era lui e che l’altro selvaggio era solo un rammollito, e per dar prova di ciò incominciò a spaccare dei grossi massi a mani nude. Le donne si dimenticarono presto del primo selvaggio in favore del nuovo. Da quel giorno ebbe inizio una rivalità durata millenni fra uomini che tentavano di dimostrare ad altri uomini chi fosse il vero uomo.

Forse ho semplificato troppo e gli antropologi mi odieranno, ma serve per farvi capire quanto il significato di mascolinità sia cambiato solo nei mezzi e poco nelle intenzioni.

Diciamo che i primi segnali di come dovrebbe comportarsi un uomo incominciano con l’arrivo dell’agricoltura e la sedentarietà, quando si formano le prime famiglie e tribù e l’uomo diventa il principale responsabile del sostentamento della propria famiglia. Il patriarcato e il concetto di paternità incominciano a prendere forma. Essere un uomo allora voleva dire essere capaci di mantenere la propria famiglia/tribù. E non farsi ammazzare da un mondo che pare voglia solo mangiarti.

Il tempo passa, arriva l’arte e la letteratura. Gli umani si organizzano in società. Esce al cinema Hercules della Disney. No scherzo, ma Ercole è un esempio di virilità, la sua prestanza fisica e il suo coraggio sono qualcosa a cui puntare, tant’è che Alessandro Magno si considera un suo discendente.

I greci e gli antichi romani vedevano come maschio forte l’uomo tendente all’azione, l’atleta sempre pronto a lottare spalmato da cima a fondo nell’olio mentre si struscia con un altro maschio per metterlo al tappeto. L’uomo doveva essere in grado di governare se stesso e gli altri: nello sport, in battaglia, in politica e anche nel sesso, era infatti fondamentale che in quest’ultimo l’uomo avesse sempre un ruolo attivo.

Passa del tempo, intanto un tipo viene crocifisso e di lì a qualche centinaia di anni una bella porzione di mondo (o almeno quella a cui interessa noi) diventa cristiana.   Arriva il Medioevo con la sua letteratura cavalleresca; la chiesa nel corso dei secoli ottiene un potere enorme e anche il “vero uomo” muta con gli eventi. Oltre alle qualità ereditate dal pensiero greco romano - ovvero il dominio e il potere sugli altri- se ne accostano di altre, quelle dell’ideale cavalleresco: abile con le armi, coraggioso e leale, soprattutto con i superiori, che siano militari o appartenenti ai ceti della nobiltà e del clero. Fedeltà che si aspettavano venisse ripagata con terre e ricchezze. Si crea così un ibrido di fede-cavalleria che, grazie alle crociate, andrà avanti per un bel po’.

  

Il Medioevo termina e fa posto all’età Moderna, che rigetta molti dei suoi valori per una visione dell’uomo capace di forgiare il proprio destino. L’uomo rifiuta gli atteggiamenti contemplativi e metafisici del Medioevo in favore di una mentalità interessata più ai problemi pratici e concreti. Si diffonde l’umanesimo e con esso l’idea che un uomo, per essere considerato tale, dovesse essere educato nelle arti e nelle scienze. Viene scoperta l’America e i suoi abitanti, che prima di allora non sapevano di esistere finché non arrivarono i conquistadores a randellarli e a fargli pensare che se avessero saputo prima quanto male facesse esistere forse conveniva continuare a vivere in uno stato di non-esistenza. L’uomo europeo incomincia a dare importanza alle scienze e alla ragione, e proprio come araldo di questi ideali va in giro per il mondo a colonizzare terre in nome della propria patria. Della patria e dei soldi.  Insieme all’ideale di uomo Umanista si affianca quello del conquistadores spagnolo: un uomo rude, coraggioso e particolarmente portato per la violenza. Una cosa accomuna tutti gli uomini che possono essere definiti tali, una cosa sopravvissuta fin dai tempi del Medioevo: l’onore. Essere chiamato vigliacco è una delle cose più terribili che possa capitare a un uomo, e l’unico modo per riparare a un tale affronto era il duello: se non si era in grado di difendere il proprio onore, e quindi la propria virilità, almeno si poteva morire coraggiosamente. Ovviamente tutto ciò in riferimento all’aristocrazia. I poveri e i contadini (il terzo stato in generale), in quanto tali e in quanto destinati ad esserlo per tutta la vita, non avevano onore. Ma c’è una svolta: sempre più gente incomincia a pensare che, forse, i poveri non sono poveri perché sono destinati a esserlo ma perché le classi più agiate fanno in modo che sia così. L’età moderna termina con la Rivoluzione Francese.

Finita l’età Moderna ha inizio l’età Contemporanea. Intanto, mentre la Rivoluzione Francese è in scena, si incominciano a piantare i semi per la Rivoluzione industriale che nel XIX secolo vede la sua piena realizzazione. Una tenterà di liberare l’uomo da una classe sociale oppressiva l’altra di rinchiuderlo in grossi edifici grigi chiamate fabbriche. Nasce la figura del Dandy, dell’uomo individualista amante della moda e dell’anti-conformismo, caratterizzato da una freddezza emotiva e distacco sociale. La stampa fa passi da gigante e la percentuale di alfabetizzazione cresce anche tra i ceti più bassi, rendendo l’ideale di mascolinità (e il suo stereotipo) alla portata di tutti o, almeno, di chi sapesse leggere. Karl Marx, facendo notare il divario fra i lavoratori e capitalisti, scrive: Proletari di tutto il mondo, unitevi! Così il modello del dandy non dura molto, e al suo posto si afferma invece quella dell’operaio. L’umile uomo che si spacca la schiena per portare il pane in tavola alla sua famiglia, dai modi grezzi e decisi che combatte ogni giorno contro i soprusi del capitalismo e della borghesia.

Arrivano le guerre mondiali e si fanno tempi duri per tutti. La guerra diventa una cosa da veri uomini, e il fascismo contribuisce alla diffusione dell’ “uomo nuovo”: determinato, autoritario e bellicoso. Le armi, il cameratismo, la disciplina, l’ideale di morire per il proprio paese piantano le radici così in profondità nella mente degli uomini che ancora resiste ai giorni nostri. Fa il suo ingresso la televisione, dove vengono mostrati attraverso film, serie tv e pubblicità migliaia di modelli da seguire per essere un vero uomo; adesso, l'idea di uomo è veramente alla portata di tutti. E anche la sua manipolazione.

Qui mi fermo e tiro un sospiro di sollievo. Mi chiedo quanti storici abbiano avuto la sfortuna di leggere questo articolo e siano sopravvissuti senza che gli implodesse il cervello dal nervoso. Spero possiate perdonarmi e capirmi: il mondo non è nato l’altro ieri. E spero anche che nessun studente usi il mio mega-riassuntone per la sua tesina o tesi, in tal caso mi sollevo da qualsiasi responsabilità di future bocciature. Bene, torniamo a noi. Dopo aver snocciolato l’idea di uomo e di mascolinità durante la storia, siamo arrivati a chiederci: oggi cosa ci vuole per essere un vero uomo?

Al contrario dei nostri antenati, noi abbiamo la fortuna di disporre di quell’enorme database chiamato Internet.

Chiediamo a lui.

 

Il vero uomo per il FdB

Il modo migliore per conoscere a fondo un argomento è di prendere in considerazione i vari punti di vista, soprattutto se diametralmente opposti fra loro. Il mio viaggio incomincia allora nel Forum dei Brutti, per capire cosa vuol dire essere uomini virile da chi non si considera tale. Ora, c’è da fare due premesse: I) c’è tutta una sub-cultura legata agli incel, alla redpill e alla bluepill intrinseca nei frequentatori di questo forum che spiegarvela sarebbe davvero troppo lunga e, soprattutto, sarebbe una perdita di tempo per me e per voi; e II) tutto ciò che seguirà sono opinioni prettamente maschili poiché sul forum sono proibite le donne e sono stati bannati tutti gli account sospetti di appartenere a un essere umano di genere femminile.

Piccola precisazione prima di iniziare, poi vi lascio andare, giuro: sembra io disprezzi e prenda in giro queste persone, in verità capisco come il disagio e la disperazione a volte facciano fare alla nostra mente pensieri/idee assurde o facciano aderire a queste solo per il desiderio di sentirsi compresi ed essere parte di un gruppo, nonostante ciò ci tengo a dire che non condivido né approvo niente di quello che viene affermato in questo genere di forum.

Detto ciò, cosa vuol dire essere uomini per queste persone ovvero ragazzi e uomini la cui vita è stata minata da una bassa autostima e una negativa percezione di sé? Persone bloccate in un circolo vizioso di autocommiserazione e odio verso gli altri? Ho cercato nella barra di ricerca del forum trovando varie risposte.

In un thread del 2018 si chiede quali siano i fattori da considerare per valutare la virilità di un uomo. Secondo l’utente (A) si prendono in considerazione:

  • Il colorito della pelle
  • Barba
  • Capelli
  • Mascella

Un utente (B) risponde che no, la virilità è principalmente dovuta al livello di testosterone di un uomo. Un altro utente risponde che i principali fattori da prendere in considerazione sono il collo e I POLSI (scritto proprio così, tutto in maiuscolo per sottolineare l’importanza dei polsi nella valutazione della virilità di un uomo). L’utente A chiede a B se c’è un modo per aumentare il testosterone per sopperire alla mancanza di un buon colorito della pelle, della barba e della mascella. Altri utenti gli rispondo che ci sono vari modi ma rimangono abbastanza vaghi sui suddetti modi. Un altro tipo si aggiunge al discorso e afferma che bisogna prendere in considerazione la prestanza fisica e il pelo (non precisando quanto e dove). Per rinforzare quest’ultima tesi del pelo un altro utente dice che influisce molto la robustezza del pelo. Intanto torna l’utente B e risponde ad A che per quanto testosterone tu possa assumere in più quelle caratteristiche da A elencate sono per di più di origini genetiche.

L’utente A non risponde più, forse abbattuto dall’ultima risposta di B.

In un altro thread del 2015 un ragazzo invece chiede cosa possa fare per avere un volto o almeno un’espressione più virile.

B gli risponde che guardando la faccia dei muratori è chiaro come la fatica e lo sforzo rendano il volto più virile ma anche alcool (non troppo), sigarette e tatuaggi fanno il loro buon lavoro.

Il ragazzo gli risponde che non intende fumare o tatuarsi per diventare più virile.

Allora B, con toni abbastanza infervorati, se devo ammettere, gli risponde che tutto ciò che stressa il tuo corpo è in grado di virilizzarti e precisa che non esiste ancora nessuna pillola in grado di trasformarti in James Bond.

Seguono varie risposte, spesso contraddittorie fra di loro: la virilità è l’unica cosa migliorabile in un brutto; no, la virilità e collegata alla bellezza quindi un brutto non potrà mai essere virile; la virilità dipende dagli abiti e dalla barba; no, la barba è bella solo se la forma del tuo cranio è adeguata. Il thread poi deraglia su un utente che tutti considerano bello e incominciano a fargli un sacco di complimenti e questo utente ammette effettivamente di trovarsi bello ma, inspiegabilmente, le donne non lo considerano tale (cosa che per loro consolida la visione delle donne come di esseri irrazionali). Vengono postate varie foto di barbe virili e il thread muore sulle note di un ultima risposta: bisogna essere virili per sé stessi, non per le donne.

Vi risparmio altri resoconti di thread simili, dato che le risposte sono sempre le stesse.

Secondo gli utenti del FdB, la virilità dipende per di più da questioni estetiche e di genetica senza che venga mai citato il carattere o il comportamento di una persona.

Le caratteristiche che fanno di un uomo un vero uomo, più comuni nelle risposte dei thread sono:

  • La barba
  • I POLSI
  • Il pelo e la sua robustezza (caratteristica distinta dalla barba)
  • Il fisico

 

In pratica, secondo l’insieme di queste caratteristiche, il massimo esempio di virilità a cui un uomo possa aspirare è il Big Foot: pelo folto e robusto, fisico possente e polsi larghi per poter scaraventare via con facilità tronchi e massi.

 


L’idea di virilità di queste persone è strettamente legata alla loro visione pessimista e disfattista della vita, ovvero: le persone brutte sono destinate a esserlo per tutta la vita e a vivere una vita di sconforto. Il vero uomo, virile e bello, è tale fin dalla nascita e non lo si può diventare.

 

Secondo le scuole di rimorchio

Adesso vediamo il punto di vista di chi invece vero uomo pensa di esserlo a tal punto da poter insegnare agli altri come diventarlo. Insomma, una scuola di pensiero completamente opposta a quella che abbiamo visto in precedenza.

Internet è pieno di siti disposti a insegnarti i trucchi migliori per poter conquistare le donne più belle del pianeta, ma solo se sei disposto a comprare i loro pacchetti di corsi. Tutti dicono: “Diffida dagli altri guru del settore, noi sappiamo veramente come si fa!” cosa incredibile, perché io ho letto vari libri di vari supponenti super-seduttori e vi posso assicurare che sostanzialmente dicono tutti le stesse cose, quindi mi domando chi siano i guru del settore di cui bisogna diffidare; forse il mercato della seduzione funziona come nel rap e nella trap in cui si inveisce contro qualcuno, ma questo qualcuno in realtà non è tanto una persona concreta ed esistente o qualcuno in particolare, quanto l’idea astratta di quel qualcuno, di un loro, di un nemico da cui bisogna differenziarsi, per rassicurare l’ascoltare -nel nostro caso il lettore- che noi siamo quelli “giusti”.

In tutte le guide su come diventare un vero uomo (o come molti di loro dicono “alfa”) su questi siti si fa sempre riferimento a un complesso di inferiorità del lettore, attaccando sempre con la domanda “ti è mai capitato di sentirti inferiore rispetto agli altri uomini?” o “hai mai provato invidia per un altro uomo?” e robe del genere. Il che potrebbe anche avere un fondo di verità, se queste guide esistono e vengono lette è perché a quanto pare qualcuno si sente davvero inferiore rispetto agli altri e forse il target di queste accademie sono proprio i frequentatori di forum come quello visto in precedenza.

La prima cosa che queste guide insegnano è: alla donna piace l’uomo mascolino, è così e lo sarà sempre. Se si vuole conquistare una donna, dobbiamo sprizzare virilità da ogni poro, ma tutte precisano che essere un vero uomo non vuol dire essere rozzo e ignorante, ma avere una serie di qualità, un modo di vivere e un modo di esprimersi appartenente a ogni umano di genere maschile (e sfortunatamente anche femminile). No, davvero, è scritto così, parola per parola. La curiosità di sapere quali qualità del genere maschile qualche donna si ritrova sfortunatamente ad avere mi divora.

Le caratteristiche fondamentali per essere un uomo con la U maiuscola sono:

  • Sicurezza in se stessi
  • Coraggio 
  • Stabilità emotiva
  • Umiltà e rispetto 
  • Autoritarietà
  • Responsabilità
  • Avere dei sogni

 

E la lista potrebbe andare avanti per un bel po’. E come se qualcuno avesse preso una manciata di cose “belle” in generale e le buttasse in un calderone mescolando il tutto. Adesso concentriamoci su questi.

Onestamente mi piace molto il punto Disneyano sull’avere dei sogni, ma lo approfondiremo dopo.

Per stabilità emotiva cosa si intende? Le guide ci dicono che la stabilità emotiva vuol dire non lasciarsi buttare giù dalle cose brutte della vita, mantenere la calma e se possibile calmare anche la nostra donna. Grazie a dio possiamo piangere. Ma non come una donna. Rimango deluso quando scopro che non c’è una guida su come piangere da uomini, cosa che lascia un buco non da poco nella nostra istruzione mascolina. Comunque la guida ci consiglia di non farci vedere dalla nostra ragazza mentre piangiamo perché lei potrebbe approfittarne per scappare prendere il controllo della relazione.

Il coraggio in un uomo è importante perché le donne si sentono sicure vicino a un uomo coraggioso. Coraggio vuol dire fare le cose anche se si ha paura, ciò ci renderà un eroe agli occhi della nostra donna. Ma non solo. Bisogna anche avere il coraggio di dire NO a una donna, un po’ per sedurla un po’ per rispetto della propria persona e impedire a chiunque di schiacciarci (metaforicamente).

E se il coraggio di fare cose che abbiamo paura di fare si scontrasse con il coraggio di dire no a una donna? Se volesse farci entrare in un palazzo in fiamme per salvare qualcosa a cui lei tiene ma se il suddetto palazzo non solo fosse in fiamme, ma anche imbottito di esplosivi per la demolizione prevista di li a 10 minuti? E se nel palazzo ci fosse Il Goblin di Spider Man 1?

Un evento del genere creerebbe un paradosso così grosso che se si dovesse verificare per davvero l’intero nostro universo potrebbe implodere su se stesso. Speriamo non accada mai.

Un uomo deve anche essere responsabile, e prendersi sempre la responsabilità dei propri sbagli, soprattutto se a pagarne sono gli altri.

Passiamo al punto dei sogni. Un uomo deve avere dei sogni e far sapere alla donna amata che ha dei sogni, perché i sogni sono ciò che distinguono un vero uomo da uno smidollato senza spina dorsale MA allo stesso tempo un vero uomo rispetta le promesse fatte alle persone amate. Non importa quanto sarà occupato, lui avrà sempre tempo per le persone che ama. Non so cosa centri con l’avere dei sogni ma è così.

Cosa non deve fare un vero uomo, ovvero tutto ciò che ti rende un beta:

  • Lamentarsi
  • Essere indecisi
  •  Essere sempre disponibili

 

Le guide continuano con varie cose, tipo non farti beccare a guardare un'altra donna, non farti beccare a tradirla (meglio però se riesci a non tradirla) e cose così. Una sensazione percepita leggendo queste guide è l’esasperazione. L’uomo deve essere sempre sull’attenti a non vacillare mai davanti agli altri uomini o alla sua compagna, a essere vigile e non fare passi falsi o a mostrarsi debole o semplicemente per dio mostrarsi umano con tutti quegli sgradevoli difetti che ci rendono noi proprio perché ognuno è umano alla propria maniera, e forse non siamo mai tanto umani quanto nei momenti di disperazione in cui, insomma, chi se ne fotte se ci viene voglia di lamentarci ma non possiamo perché altrimenti potremmo essere scambiati per dei beta, lamentiamoci e togliamoci la soddisfazione.

Tutte queste guide ripetono il mantra “Sii te stesso e non farti dire da nessuno cosa devi fare”. Circa, perché alla fine ti continuano a dire cosa fare cioè comprare i loro libri e i loro corsi, le cui pubblicità coprono l’80% dello spazio visibile sui loro siti. E poi, il fatto che uno parta con il presupposto di diventare se stesso per conquistare una ragazza non smorza di conseguenza tutto il discorso sii-ciò-che-sei-e-fallo-per-te-stesso?

Non so, ma una cosa l’ho capita: a differenza del FdB, le accademie di seduzioni ritengono che chiunque possa diventare un vero uomo modificando il proprio carattere e le proprie abitudini: è tutta una questione di autostima.

 

Secondo WikiHow

E adesso vediamo i pareri sul sito più famoso al mondo per le sue guide su come fare ogni cosa. La guida che seguiremo si chiama Come Essere Mascolino ed è stata redatta da 74 persone. Prima di iniziare la guida ci dà un avvertimento: “Ma attento: essere mascolino non è facile, né dovrebbe esserlo, gli uomini veri sanno assaporare le sfide.”

Utile per scremare quell’utenza che pensa di voler diventare un vero uomo ma in realtà non lo vuole davvero. Hanno tutto il mio disprezzo, puah! 

  

Il primo passo per diventare un vero uomo è mettersi in forma. Avere un buon fisico aiuterà a definire la nostra virilità anche all’esterno ma non solo, sarà anche un ottimo rimedio contro la depressione che potrebbe impedirci di proseguire nel nostro percorso di mascolinità. Dovremo quindi ritagliarci del tempo per l’esercizio fisico, alzare i pesi e assumere un personal trainer in caso di bisogno.

Un vero uomo conosce il suo corpo, quindi dovrà anche avere una corretta postura e una camminata sicura. Le persone facili possono dare l’impressione di essere facili da abbattere (no, davvero, dice così) e da sottomettere.

Il secondo passo è accettare le responsabilità (un argomento ricorrente, vero?), perché i veri uomini non scappano mai davanti ai propri obblighi. Sii un padre di famiglia leader, un fidanzato affidabile, un lavoratore stakanovista e non aver paura a prendere ispirazione da gente più maschia di te.

Il terzo passo è essere una dinamo umana del sesso. Mi chiedo quali delle 74 persone abbia scritto una frase del genere. Comunque bisogna essere energici e dominanti sia nel flirt che a letto e sicuri di se stessi e mai aver paura di esprimere un opinione contraria e forse sto mischiando tutto perché dopo questo passo ce ne sono altri tredici e io non credo di riuscire a reggere se leggessi altra  roba del genere, il  lettore spero mi perdonerà. Migliora la tua saluta emotiva. Aguzza l’intelletto. Sii distinto. Tratta con rispetto donne e uomini. Sii ambizioso. Questa guida alla fine assomiglia a quelle delle scuole di rimorchio, con la differenza che non ti dice ogni cinque righe di comprare un loro corso sull’argomento. 

I consigli alla fine sono molto interessanti, perché ricordano i codici cavallereschi, con frasi del tipo: non far del male a donne e bambini, aiuta sempre i più deboli, sii leale e onesto.

E non usare steroidi.

 

Secondo va bè lasciamo stare

Nella mia ricerca mi sono imbattuto nel sito Men’s Health. In un loro articolo del 2013 sulle regole che fanno di te un uomo si legge:

Devi seguire il galateo dei marinai: la cavalleria non morirà mai, per lo meno finché saremo più forti delle donne (per favore dimmi che lo sei!). Unica eccezione: se una donna ti sta per mettere i piedi in testa sul lavoro, non abbassare la guardia. In quel caso sarai ricordato solo come un debole.”

Adesso capite cosa volevo dire prima? Questa ricerca ha come destinazione l’infermità mentale. Direi di sorvolare alla grande su questo paragrafo e far finta di non aver mai letto l’estratto dell’articolo citato poco sopra.

 

Secondo me

Tornando alla guida di WikiHow, tra le avvertenze a fine guida ce n’è una molto interessante:

“Alcune culture e alcuni sistemi di valori riconoscono dei comportamenti in quanto mascolini, ma in molti altri posti essi potrebbero essere considerati inaccettabili o addirittura illegali. Quando ti impegni per avere uno stile di vita mascolino, chiedi sempre a te stesso se, personalmente, trovi accettabili le tue azioni. Va BENE essere meno virile se ciò ti rende un migliore essere umano.”

Vorrei concentrarmi sulle ultime tre righe perché racchiudono il succo del mio pensiero sull’argomento. Torniamo ai consigli delle scuole di rimorchio e di WikiHow e ragioniamo; sono così sbagliati? Non del tutto, dicono cose condivisibili (alcune), a volte così tanto da risultare ovvie, nel senso: un vero uomo rispetta le donne e non le picchia. Un vero uomo? Io direi una qualsiasi persona sana di mente e con un educazione basilare.

È questo il problema, queste non sono cose da veri uomini, non sono cose che devi aspirare a fare perché gli altri ti possano ammirare o la donna dei tuoi sogni degnare di uno sguardo; sono cose che dovresti fare perché ti rendono una persona migliore, che tu sia una donna o un uomo. Avere una certa condotta non perché è quello che ci si aspetta da un uomo ma perché è la cosa giusta da fare, aspirare a quelle virtù e qualità che possano migliorare la tua vita e magari rendere un po’ meno merdosa quella di chi ti sta intorno. Perché capitano quelle giornate che rendono la vita una merda, e se si vuole piangere si dovrebbe piangere e urlare e tutto quelle cose per sfogarsi senza chiedersi “sarò un vero uomo? Gli altri cosa penseranno di me?” e aver paura che qualcuno possa mettere in dubbio il nostro essere uomini. Shit Happens.

Il paradosso di tutto questo discorso è: se a un vero uomo non importa del giudizio degli altri, non dovrebbe interessargli nemmeno se gli altri pensano che non sia un vero uomo, ma l’idea di vero uomo che il vero uomo ha è essa stessa frutto del giudizio di altre persone che molto tempo fa hanno tramandato il significato di vero uomo alle generazioni successive fino ai nostri giorni, quindi l’uomo vero può anche ignorare il giudizio dei suoi contemporanei ma non quello delle generazioni passate che, contrariamente all’idea di vero uomo, gli dicono come comportarsi e lo giudicano in modo indiretto nel profondo del suo inconscio. L’idea malsana di voler sempre essere l’uomo perfetto non ha altri effetti che limitare la nostra libertà: ballare, giocare ai videogiochi, indossare certi indumenti o colori, ascoltare un certo genere di musica; perché privarsi di queste passioni nella propria vita solo perché altri ci hanno detto di non farlo?

È vero, anche il significato di “bontà”, “buona azione”, “giustizia” e “ brava persona” ci vengono insegnati fin da quando siamo piccoli, sia dai nostri genitori che dalla televisione. Eppure tutto sta nelle domande che questi insegnamenti fanno nascere in noi.

Preferirò sempre una persona che, in una determinata situazione, alla domanda “cosa farebbe un vero uomo?” preferisce “qual è la cosa giusta da fare?”.

Anche se gli costerà la propria mascolinità agli occhi degli altri.

Con questo, ho finito.

Pace a tutti.

Commenti

Post popolari in questo blog

Un'indagine ad Altadefinizione

Quando c'era Habbo

Nel mondo dei videogiochi per adulti