L'ascesa di Twitch tra entusiasmo e realtà

 


 Twitch è la nuova piattaforma online che sta spopolando sul web, o almeno così la definisce chi ha scoperto la piattaforma giusto l’altro ieri grazie alla quarantena ed all’isolamento forzato in casa. Però una cosa è vera: sta spopolando. Basti pensare che solo nel mese di aprile, mondialmente, ha raggiunto un picco di 4.469.389 di spettatori simultanei, con una media di 2.486.264; numeri notevoli se confrontati con la media di aprile dell’anno prima: 1.234.112; poco meno della metà. Questo a livello globale.

Fonte: Twitchtracker

E in Italia?

Sfortunatamente non ci sono dati abbastanza vecchi per poter fare un vero e proprio confronto sulla crescita della piattaforma in Italia, ma possiamo vedere com’era la situazione prima della quarantena fino ad ora. Tra la fine di novembre 2019 e l’inizio di marzo 2020 il numero di spettatori oscillava fra le 10.000 e le 20.000 per poi aumentare gradualmente fino al picco, che si è raggiunto a metà aprile con 65.000 spettatori in contemporanea.

Insomma, anche se non abbiamo gli stessi numeri degli americani, in Italia Twitch è riuscito a ritagliarsi il suo pubblico e difficilmente oramai si può incontrare qualcuno fra i dodici ed i trent’anni che non ne abbia almeno sentito parlare. Proprio l’ascesa di popolarità della piattaforma ha inciso profondamente sulla scelta di molti content creator provenienti da youtube a tentare la fortuna con la carriera di streamer.

Quello che voglio fare è capire cosa motiva content creator e pubblico a spostarsi su Twitch, tra entusiasmi e diffidenze.

 

La storia in breve

In origine era Justin.tv, un sito di live streaming lanciato nel 2007 da Justin Kan ed Emmett Shear. Per farla breve, la categoria gaming diventa così popolare che la compagnia -la Justin.tv, Inc. - decide nel giugno del 2011 di creare un sito apposta per ospitare gli streamer di videogiochi ed il loro pubblico, TwitchTv.

Dato il crescente successo di Twitch la compagnia, che nel febbraio 2014 aveva già cambiato nome in Twitch Interactive, decide nell’agosto dello stesso anno di chiudere Justin.tv e concentrarsi pienamente su Twitch. A fine agosto arriva la grande svolta: Amazon compra la piattaforma per 970 milioni di dollari.

Dall’acquisizione di Amazon fino ad oggi molto è cambiato, dall’introduzione di Twitch Turbo, dal cambio logo alla grafica del sito e dalla possibilità di poter collegare il proprio account a quello di Amazon Prime per poter ricevere benefit sul sito e contenuti in-game.

 

Un vasto contenuto

Insieme alla piattaforma si è evoluto anche il contenuto in esso. Se fino ad un paio di anni fa la parola Twitch era subito collegata a videogame, adesso non è più così. Basti pensare che la categoria più guardata è la Just chatting letteralmente “chiacchiere”, dove gli streamer passano il tempo a parlare dei propri hobby e passioni, reagire a video su youtube e ad interagire con la chat. Ora, siamo chiari, i guadagni più grossi li hanno ancora i canali di gaming e spesso giochi come Fortnite, League of Legends e Gta V attirano più facilmente pubblico, ma allo stesso tempo la comparsa di pubblico con interessi diversi sta aiutando dell’altro tipo di contenuto ad emergere. Tra le categorie, cioè ciò che permette di riconoscere il tema della stream, al di fuori del mondo dei videogiochi possiamo trovare: Talkshow e podcast; Musica e arti dello spettacolo; Blackjack; Cibi e bevande e molto altro. Per esempio, scegliendo i risultati con la categoria Cibi e bevande vedremo spuntare tutti gli streamer impegnati a cucinare (e mangiare) o stream che trasmettono vecchi show culinari.

Anche l’utenza sta incominciando a diversificarsi, nonostante la maggior parte degli streamer e del pubblico siano uomini. Secondo Statista nel 2017 circa l’81,5% dell’utenza era di sesso maschile, ma una ricerca di GlobalWebIndex datata metà 2019 mostra come le percentuali si sarebbero diversificate con un 65% di utenza maschile e 35% di utenza femminile. Negli ultimi anni si è visto un aumento delle streamer donne sia mondialmente che in Italia e proprio il loro approdo sulla piattaforma probabilmente ha favorito un indirizzamento del pubblico verso categorie come Arte, Sport e Fitness e la popolare ASMR.

 

Una scelta importante

Già fin qui si vedono due dei principali motivi per cui un wannabe streamer dovrebbe scegliere Twitch: la popolarità della piattaforma e la possibilità di trasmettere contenuti di ogni tipo. Ma non c’è solo questo, ovvio.

Anche i guadagni che si possono fare sono un bell’incentivo, dopo tutto. E perché non guadagnare facendo ciò che ci piace di più?

A questo ci pensa Twitch con il suo programma di partner, grazie al quale gli streamer possono guadagnare attraverso abbonamenti, bit e annunci pubblicitari, e può essere richiesta una volta raggiunti certi numeri in termini di spettatori ed ore di streaming. Abbonarsi ad un canale costa 4,99€ ma ci sono abbonamenti da 9,99€ e 24,99€, di cui Twitch solitamente trattiene la metà. Abbonarsi è uno dei principali modi per dimostrare il proprio supporto allo streamer.

I bit invece sono una specie di valuta acquistabile direttamente sul sito di Twitch, che descrive così: “I bit sono beni virtuali che gli spettatori possono usare per fare il tifo nella chat mostrando il proprio supporto, per festeggiare alcuni momenti e per far sentire la propria voce”. Un bit corrisponde ad un centesimo e cento bit costano sul sito 1,54€.

Gli annunci pubblicitari funzionano come su youtube, più spettatori li guardano e più guadagna lo streamer. Quest’ultimo sceglie quanti e quando mandarli in onda.

Un ulteriore metodo che invece può usare chiunque è il metodo delle donazioni. Attraverso paypal gli spettatori possono donare l’ammontare desiderato.

Per ottimizzare al meglio il proprio canale e -perdonate il cinismo- poterne ricavarne il maggior guadagno possibile, Twitch permette di partecipare in modo gratuito ad una “scuola di streaming”, un corso veloce dove vengono spiegate le nozioni base dello streaming, come coinvolgere

gli spettatori, come creare il tuo marchio personale e molto altro attraverso nozioni scritte e video.



Scegliere come attirare pubblico e fidelizzarlo, usando ad esempio ricompense ed emoticon personalizzate, spetterà allo streamer.

 

Un rapporto bilaterale

Ciò che differenzia di più Twitch dalla classica televisione e da youtube è la possibilità degli utenti di interagire in tempo reale con i content creator, arrivando perfino a cambiarne la direzione della live o diventando essi stessi creatori di contenuti. Questo si deve alla chat ma anche grazie agli strumenti citati in precedenza; molti streamer  permettono dietro donazioni di evidenziare il messaggio del donatore durante la live oppure di far leggere il messaggio da una voce sintetica.

Dalla parte dello streamer invece permette di avere un rapporto più personale con il proprio pubblico e di poter capire se ciò che sta facendo è apprezzato o no e, di conseguenza, cambiare modus operandi; una grande differenza da youtube dove invece il parere del pubblico si poteva conoscere solo a lavoro finito.

La chat però può anche rappresentare un pericolo per lo streamer, soprattutto per chi ha un vasto pubblico. Infatti una volta che un tormentone o un meme ha preso piede in chat sarà difficile per lo streamer riuscire ad identificare i messaggi interessati, che verranno sommersi dagli stessi messaggi ripetuti allo sfinimento o dai muri di emoticon; oppure, nel caso la live tratti di argomenti più accesi, si rischia di far prendere alla chat una deriva più estrema con messaggi al limite con insulti e offese agli altri utenti, allo streamer o ad eventuali ospiti della live, rendendo difficile riprendere le redini della situazione.

Come risolvere?

I mod. Vengono scelti fra gli utenti o fra persone fidate che si conoscono nella realtà per moderare i toni della chat ed eliminare eventuali messaggi proibiti secondo il regolamento di twitch e dello streamer. Nei casi più estremi possono anche decidere se bannare l’utente e non permettergli più di scrivere in chat. Esistono anche delle forme di moderatori automatici, dei bot, che permettono in automatico di eliminare messaggi contenenti parole vietate o di nasconderli per farli valutare ai moderatori reali. Una volta raggiunto un buon numero di abbonamenti si può anche scegliere di rendere la chat accessibile solo agli abbonati, questo rende la chat più leggibile e “pulita” dal punto di vista dei messaggi: difficilmente chi paga vuole rischiare di essere bannato.

Come gestire il pubblico sta allo streamer quindi, valutando su ciò che si porta sulla piattaforma e dal proprio carattere (se sei una persona permalosa, una chat troppo aperta non fa per te). Scegliere se avere una chat più aperta oppure strettamente moderata ha, sia in un caso che nell’altro, i suoi punti a favore e sfavore, l’importante è avere fin da subito una presa di posizione: abituare una chat ad avere un certo tipo di comportamento e poi stravolgere le regole da un giorno all’altro porterà indiscutibilmente alla perdita di una fetta di pubblico.

 

Un’ ombra

Fin qui Twitch sembra un paradiso per chi vuole guadagnare su internet facendo ciò che gli piace: è in crescita costante, ha una vasta utenza, si guadagna bene ed è supportata da un colosso come Amazon.

In verità la faccenda è più complicata di quel che sembra. Come la corsa all’oro negli Stati Uniti del far west, anche su Twitch si sono accalcati innumerevoli content creator inseguendo la promessa di un guadagno certo, con il risultato di aumentare la concorrenza e disperdere pubblico poiché al contrario di un video che posso guardare in qualsiasi momento io voglia, una live si svolge in tempo reale e la decisione di seguire una live preclude la possibilità di vederne altre trasmesse in contemporanea. È possibile che la piattaforma arrivi ad una situazione di saturazione dove l’offerta di live stream è molto più di quanto la domanda del pubblico possa assorbire, causando un aspettativa di crescita bassa per un nuovo canale se non nulla ed una situazione di semi-stallo per i canali già affermati.

Avere dietro un colosso come Amazon non corrisponde per forza ad una sicurezza. Abbiamo visto come negli anni abbia aumentato i costi dei propri servizi e potrebbe ripetere lo stesso piano anche su Twitch, per esempio potrebbe decidere di alzare il prezzo minimo degli abbonamenti, oppure trattenere una percentuale più alta da questi a discapito degli streamer. Aggiungiamoci poi come Amazon abbia mostrato più volte il fianco a facili critiche da parte dei media e di esponenti politici su argomenti come le condizioni di lavoro dei propri dipendenti o la controversia sulle tasse da pagare negli Stati Uniti e nei vari paesi in cui è localizzata. Se qualcosa dovesse colpire Amazon, sarebbe facile prevedere delle ripercussioni su piattaforme di sua appartenenza come Twitch.

 

Madre o matrigna?

Aggiungiamoci poi come Twitch stesso non renda facile la vita agli streamer stessi. Una delle cose che preoccupa di più gli streamer è il regolamento: a volte vago e liberamente interpretabile. Capita spesso di vedere streamer spaventati per qualcosa accaduto nelle live che possa portarli ad un ban o peggio ad un perma-ban. Non è ancora chiaro al 100% cosa si possa dire e cosa no, e in quali contesti sono permesse certe cose e quali no. Riporto testualmente la prima regola del regolamento:

 

i.                     creare, caricare, trasmettere, distribuire, o archiviare contenuti inesatti, illeciti, contraffati, diffamatori, osceni, pornografici, invasivi della privacy o dei diritti di pubblicità, molesti, minacciosi, abusivi, istigatori, o comunque opinabili;

 

Sembra tutto lecito fino quando non arriviamo alla fine dove troviamo scritto “o comunque opinabili”. Un po’ generica come cosa, no?

Tutti noi abbiamo una visione soggettiva di cosa è opinabile. Come fa uno streamer a capire cosa è opinabile secondo la piattaforma? Intende forse ciò che è socialmente accettabile? In questo caso ogni paese del mondo dovrebbe essere soggetto ad un regolamento fatto apposta per lui, poiché non tutte le convenzioni sociali e culturali sono uguali nel mondo. Allo streamer allora non resta che domandarsi continuamente sulla liceità del proprio contenuto rispetto al regolamento temendo l’arrivo di un ban da un momento all’altro.

Twitch stesso tende a cambiare spesso il proprio regolamento, per esempio una volta era vietato mostrare sia capezzoli femminili che maschili in live, poi avevano vietato anche quelli maschili e recentemente sono tornati leciti quelli maschili.

 È recente invece il nuovo regolamento sul diritto d’autore, specialmente nei riguardi della musica, per cui molti streamer stanno ricevendo segnalazioni su vecchie stream in cui in sottofondo sarebbero presenti tracce musicale protette da copyright, con il rischio di essere perma-bannati. In sostanza si può essere puniti in modo retroattivo per aver infranto una regola che nel momento dell’infrazione non esisteva ancora.

Ed essere bannati, anche se per un periodo breve di tempo, è un problema soprattutto se conti sulle stream per campare. Se sei bannato non puoi comparire né fisicamente e nemmeno vocalmente nella live di un altro streamer e, a quanto pare, se sei bannato per diciamo un mese, in quel lasso di tempo non puoi streammare su altre piattaforme, comportando in caso contrario ad un perma-ban. Immaginate quindi uno streamer che ha puntato tutto su Twitch e si vede eliminata la sua entrata economica principale per un intero mese.

 

La concorrenza

Ma Twitch ha il monopolio sulle stream? Al momento sembrerebbe di sì, ma si stanno affacciando sul panorama altre piattaforme, tra le principali: Youtube Live, Mixer della Microsoft e Facebook Gaming.

Mixer nel corso degli anni ha cercato di “sottrarre” grandi nomi da Twitch, riuscendoci in molti casi, offrendo contratti di esclusività e pagamenti sostanziosi. La stessa cosa è stata fatta da Youtube e Facebook, nel tentativo di trattenere i content creator ed il loro pubblico sulla loro piattaforma.

Di certo fra i tre i più pericolosi dal punto di vista della concorrenza sarebbero Youtube e Mixer ma dati alla mano così non sembrerebbe. A fine 2019 Twitch aveva un distacco enorme sul numero di spettatori medi rispetto alle due principali concorrenti: 1.049.803 per Twitch; 419.627 per Youtube e 37.584 per Mixer.

Da precisare come Youtube sia cresciuta rapidamente in termini di spettatori, tenendo conto che all’inizio dello stesso anno la media fosse di 290.098; ancora ben lontana da Twitch però per poterla considerare una minaccia.


Al momento possiamo considerare quindi ben salda la posizione di leader delle live di Twitch.

 

Cosa ci aspetta nel futuro è difficile da dirsi. Si sa, sul web le cose nascono e muoiono al doppio della velocità rispetto alla vita vera e tentare di fare una previsione sul futuro della piattaforma sembrerebbe azzardato, ma una cosa possiamo dirla: Twitch è affermata e decisa a rimanere in vetta, il cavallo vincente della corsa.

I content creator alla luce dei riflettori bene o male sono sempre quelli che nel corso del tempo sono riusciti a rimanere a galla tra una piattaforma e l’altra. Qualunque sia il futuro dell’intrattenimento del web, alla fine la scampa chi riesce ad adattarsi meglio. Come su youtube, bisogna cogliere l’occasione data finché la bolla non esplode.

 

 

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